L’ “Alta Langa Docg”, la cui fisionomia è venuta precisandosi nel corso di ormai ben sedici vendemmie, è stata ieri presentata nel suggestivo scenario del castello di Grinzane Cavour a una qualificata platea di oltre 650 tra ristoratori, enotecari e sommelier. Obiettivo raggiunto dell’evento, voluto dal Consorzio di Tutela di queste bollicine piemontesi metodo classico ottenute da uve di pinot nero e chardonnay, era di mettere i suoi produttori a confronto con un pubblico capace di giudicarne con competenza la qualità.
In realtà la storia dell’ “Alta Langa Docg” è ben più lunga delle sedici vendemmie che ne hanno gradualmente connotato la fisionomia. Dell’inizio di questa storia fu protagonista proprio quel Carlo Gancia che, verso la metà dell’Ottocento e dopo un soggiorno a Reims mirato a carpire il segreto del perlage dei bianchi di quella regione, lanciò sul mercato dell’epoca il primo “spumante” italiano”. E fu sempre Gancia che, negli stessi anni e contando su una pregressa coltivazione in Piemonte di pinot nero e chardonnay, diede inizio a una lungimirante sperimentazione proprio su questi vitigni.
La sua intuizione avrebbe consentito ad alcune storiche “maison” dell’area, all’inizio degli anni Novanta e dopo una sperimentazione durata un decennio, di approdare alla nascita del primo “Alta Langa Docg”: un prodotto la cui capacità di convincere si sarebbe poi tradotta in una graduale strutturazione della denominazione e in una sua multiforme declinazione. Bollicine bianche e rosate, insieme a riserve e grandi formati, avrebbero così avuto come protagonisti non solo gli iniziatori di questo progetto, ma anche sempre più giovani e dinamiche cantine.
La sfida dell’ ”Alta Langa Docg”, giocata ieri sia nel raffinato pranzo cucinato dallo chef stellato Marc Lanteri sia nella successiva degustazione, sembra essere stata vinta. Queste bollicine piemontesi, prodotte a partire da un’area vitata di 217 ettari in un numero di bottiglie che al momento non superano il milione di unità, non hanno mancato sedurre il qualificato pubblico per il loro perlage minuto e duraturo, per il bouquet fine ed elegante, per il sapore complesso e persistente e infine, non ultimo, per una longevità destinata nel tempo a costituirsi come un autentico valore aggiunto.
Testo di Piergiuseppe Bernardi