Per l’Alta Langa DOCG, impostasi gradualmente come bollicina di qualità, sembra ora venuto il momento di intraprendere la via dell’aumento della produzione. La Regione Piemonte infatti ha infatti recentemente pubblicato il bando per l’assegnazione di 65 nuovi ettari, con un massimo di 6 ettari per ciascuna azienda. A profilarsi così, nel quadro di un programma triennale, è un’estensione totale del vigneto da cui nasce questa bollicina su ben 350 ettari, con una produzione di oltre 3 milioni di bottiglie.

L’andare piano, riuscendo così ad andare lontano, è forse ciò che più caratterizza la mentalità piemontese. E questo vale anche per il tessuto imprenditoriale legato al mondo del vino. Proprio quest’ultimo, scommettendo con intelligenza sui grandi vini rossi e sui tartufi tipici di queste colline, nel giro di mezzo secolo ha saputo trasformare le Langhe da terra di miseria – quella narrata da Fenoglio ne “La malora” – in Patrimonio Mondiale dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO.

Da una quindicina d’anni tuttavia, ovviamente senza fare passi più lunghi della gamba, anche in Langa si è cominciato a scommettere con grande determinazione sulle bollicine di qualità. Una scommessa avviata quasi in sordina e incentrata sulla sperimentazione di una bollicina che, legata ai vitigni del pinot nero e dello chardonnay, si è rivelata sempre più un successo. Tanto da poter ora cominciare a puntare ai grandi numeri, senza venir meno alla qualità che fin dalla sua origine caratterizza l’Alta Langa DOCG.

E siccome tra queste colline è divenuto sempre più chiaro che la produzione vitivinicola trova il suo miglior biglietto da visita nella valorizzazione del territorio, è proprio sul legame con quest’ultimo che questa bollicina intende giocare il suo futuro. A orientarne lo sviluppo nei prossimi anni – come previsto dal “Patto con la Terra”, elaborato dall’antropologo Piercarlo Grimaldi proprio per conto del “Consorzio di Tutela dell’Alta Langa DOCG” – sarà dunque una crescita economica profondamente attenta alle colline che di essa sono le vere protagoniste.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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