Basilisco è una cantina sita a Barile, nel contesto unico del Vulture in Basilicata, dove la tutti i passaggi nella produzione dei vini e l’affinamento avvengono in cantine ricavate da grotte scavate nel tufo usate per la vinificazione sin dal 1400 a 600 metri di altitudine. Dall’ultima eruzione, 130.000 anni fa, la natura ha ritrovato il suo equilibrio, dando vita a un terroir dalle caratteristiche eccezionali. Da allora il maestoso vulcano veglia sul territorio, nutrendo una viticoltura semplice, spontanea, ancora disseminata di piccole viti a capanno, antico sistema di allevamento della vite praticato ancora in loco.
I 25 ettari di vigneto, interamente a conduzione biologica, sono gestiti per la parte agronomica da Pierpaolo Sirch, esperto di viticoltura che ha portando le viti a raggiungere il loro equilibrio, intervenendo il meno possibile. Tutti i vigneti di Basilisco si trovano tra i 450 e i 600 metri di altitudine ed esposizione a sud-est, su terreni vulcanici, tufacei, con notevoli escursioni termiche donano ai vini ricchezza di frutto e freschezza. La vendemmia, esclusivamente manuale, consente di raccogliere le uve rispettando i tempi di maturazione delle microzone diverse tra loro per le caratteristiche pedoclimatiche.
Volto e anima di Basilisco è Viviana Malafarina che gestisce l’azienda e si occupa con grande passione delle operazioni di cantina. La cantina ha sede in Via delle Cantine, in un palazzo signorile del XVI secolo. I suoi spazi di vinificazione e conservazione dei vini si trovano nelle affascinanti grotte dello Shesh, scelte da Pierpaolo Pasolini come ambientazione de “Il Vangelo secondo Matteo”. Molti cunicoli si snodano sotto al paese, attraversando la colata lavica in direzione nord-sud. Quelle che affacciano sul lato nord hanno una temperatura costante di circa 16-18 gradi ideali per la conservazione del vino.
L’Aglianico del Vulture Superiore DOCG di Basilisco si è presentato in una verticale dal 2008 al 2013, in cui le sei annate hanno trasmesso nell’assaggio il cambio di scelte enologiche a partire dal 2010, con l’uso di botti non più nuove, tipiche di uno stile internazionale, passando a vini meno costruiti e lasciando così esprimere alla varietà una maggiore espressività, data anche dalle condizioni climatiche dell’annata. Il nostro preferito? Il 2010 dai profumi complessi di mora e ciliegia, poi di prugna, tutte surmature, con un tocco speziato. In bocca morbido, intenso, elegante e decisamente lungo.