Che la spinta radicale verso la globalizzazione propria della nostra epoca produca come sua reazione un ritorno al “local”, inteso come valorizzazione e difesa di quel mondo che la globalizzazione stessa sembra voler cancellare, è ormai chiaro a tutti. Ora l’insorgere di questo più o meno strutturato sentimento no-global risulta così diffuso da coinvolgere profondamente i più diversi settori della società e dell’economia. Senza nemmeno escludere il mondo del cibo e del vino, per i quali il riferimento alla tradizione, sia pure rielaborata, è divenuto irrinunciabile.

Proprio questa tensione tra global e local sembra soggiacere allo scontro insorto tra il piano di razionalizzazione delle aree di servizio autostradali, approvato recentemente e destinato a entrare in vigore a breve, e un piccolo autogrill situato sulla Torino-Savona nella direzione del capoluogo subalpino: Carcare Est. E lo scontro, come quello tra Davide e Golia, a priori sembra davvero di quelli destinati a una vittoria sicura: quella del Moloch della burocrazia che, in nome dell’ottimizzazione organizzativa, appare destinato ad annientare un pezzo di storia del food italiano.

Ma che cos’ha di particolare questo minuscolo autogrill da fare tanto parlare di sé? Nel caso abbiate modo di percorrere questa autostrada, provate a fermarvi e non avrete bisogno d’altro. Anziché il consueto cibo preconfezionato o precotto, nella vetrinetta che affianca il bancone del bar gestito da decenni dalla famiglia Marenco troverete panini con la frittata intrisa dei sapori delle erbe del cebano, con la mitica salciccia di Bra, con il burro Occelli e acciughe del Cantabrico, con la robiola e i pomodori secchi e, addirittura, quando lo prevede la stagione, con uovo fritto e tartufo nero.

L’essere fuori dal coro della ristorazione “razionalizzata” delle aree sosta autostradali ha ovviamente posto questa struttura in una posizione di estrema debolezza. Per fortuna tuttavia, il farsi concreto di un suo possibile assorbimento “global” nella rete ordinaria della ristorazione autostradale ha dato voce a una reazione tutta “local”. In pochi giorni infatti la petizione volta a salvare l’ultimo autogrill attento alla genuinità ha raccolto migliaia di firme. E non possiamo che augurarci ottenga l’effetto sperato. Almeno per poter continuare a mangiare i panini da sogno che qui si possono trovare.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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