Terra e passione
La famiglia Paladin vuole valorizzare il territorio attraverso la produzione di vini che sono frutto di valori quali sostenibilità, eccellenza e passione. La sua storia è in continua evoluzione, pur mantenendo salde le radici della tradizione. Le quattro tenute, oltre a dar vita a vini di prestigio, si prestano molto anche ad ospitare eventi, corsi e grandi chef. Tra Venezia e Pordenone, dove una volta c’era una foresta di rovere, dal 1977 c’è Bosco del Merlo. Qui, come anche negli altri terreni, la vigna viene trattata con delicatezza, spesso con l’ausilio di importanti Università italiane. Gli spumanti vanno dal Prosecco tradizionale al rosè, fino a quelli fatti con uve di Moscato e di Raboso.
Franciacorta: bollicine di qualità
La tenuta di Castello Bonomi dei Paladin comprende 24 ettari, con varietà che vanno dallo Chardonnay al Pinot Nero, fino al vitigno riscoperto Erbamatt. Cuvèe 22 è frutto della selezione di 22 cru di Chardonnay differenti: dopo la vendemmia, l’uva viene messa in celle frigorifere, diventando più croccante e quindi donando soltanto la parte più nobile del frutto. Il Satèn ha un profumo d’amaretto, e il sapore richiama la mineralità tipica del suo terreno di crescita. Dosage zéro non contiene zuccheri; ha un perlage elegante che si scioglie in bocca; è elegante e piacevole, dal retrogusto molto minerale.
Per una buona causa
Novità sul mercato della famiglia Paladin è il Franciacorta Rosè Brut, uvaggio 100% Pinot Nero con note di fragolina, fresca e dolce al tempo stesso; la sua fermentazione avviene a temperature di 15°, per esaltarne le note fruttate. Con l’acquisto di queste bottiglie, parte del ricavato va alla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) e al Nastro Rosa AIRC (per la lotta al tumore al seno).
Vitigni storici e sapore di tradizione
I Paladin, per fare i loro vini, utilizzano prevalentemente uve da viti che hanno più di sessant’anni, cui appartengono piante forti e molto adattate al territorio. Curiosa la storia del Franciacorta Cruperdu, che nasce dal recupero di una vite storica, riscoperta nel 1986 da Luigi Bersini, il maestro di cantina di Castello Bonomi. Una volta imparata l’arte, i Paladin non la mettono da parte: la mettono nel bicchiere.
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