«Prima o poi, nella vita, viene il momento in cui del nebbiolo ci si innamora». Franco Conterno, che con 18 ettari di vigneto porta avanti nel cuore delle Langhe una produzione vitivinicola le cui origini risalgono alla metà dell’Ottocento, non ha dubbi. Il nebbiolo non è un vino, ma un universo. È dunque praticamente impossibile che, nelle inarrestabili forme del suo molteplice declinarsi, qualcuno possa non trovare il “suo” nebbiolo: quello cioè che, a livello qualitativo ed emozionale, corrisponde a ciò che da un buon vino si attende.

La capacità del nebbiolo di stupire, non solo corrispondendo alle attese ma anche andando al di là di esse, non è per nulla raro. Chiunque abbia avuto occasione di assaggiare questo vino, sia nella sua declinazione base sia in quelle legate al Barolo e al Barbaresco, sa di avere a che fare con un vitigno capace di sorprendere. Questo non è però sufficiente a impedire che questo stupore assuma talora una sfumatura spiazzante. Proprio quella che ci ha riempito il naso e invaso il palato assaggiando la “bolla” di Franco Conterno: lo spumante metodo classico extra brut “Na Punta”.

Sarà il vitigno di provenienza, saranno i sessanta mesi di riposo “sur lies”, sarà il succedersi della vinificazione in legno a quella in acciaio, o sarà forse tutto questo insieme. Quel che è certo è che – nel corso di una delle cene di Langhe in Tavola nella quale a Torino sono stati presentati i vini di Franco Conterno – la bollicina in questione ha davvero saputo sedurre tutti: il suo colore giallo tenue dai riflessi rosati, il suo fine perlage, il suo profumo equilibrato, e soprattutto la sua persistente mineralità orientata a un finale amarognolo ne hanno fatto la protagonista della serata.

Il segreto della bollicina di Franco Conterno, lungi dall’essere nascosto nell’esposizione delle vigne o nel legno delle botti in cui riposa, è tanto manifesto da essere dichiarato nel suo stesso nome: “Na Punta”. È dalla punta dei grappoli di nebbiolo, la stessa il cui corpo dà vita ai suggestivi baroli della cantina, che nasce questa inattesa e seducente effervescenza: frutto di una parte del grappolo che, in passato tagliato e buttato a terra per valorizzare la produzione, grazie al progetto Nebbione si è trasformata nel prezioso ingrediente di un extra brut capace di far sognare.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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