Un incontro a Milano ha voluto proporre diversi vini in anfora provenienti dalle Tenute DCasadei, che spaziano da Olianas nel sardo Sarcidano fino Castello del Trebbio nel Chianti Rufina passando attraverso Tenuta Casadei nell’Alta Maremma. Questa gamma dinamica di vini, che di anno in anno compongono la selezione Le Anfore, nasce esclusivamente da vitigni ritenuti all’altezza e destinati, nella fase di trasformazione in vino, a non vedere altro contenitore che l’anfora. Gli elementi che fanno di questo contenitore un alleato prezioso sono la porosità della terracotta, la protezione termica dell’interramento, la valorizzazione della mineralità del vino grazie al contatto con l’argilla e il passaggio di chiarifica naturale all’interno dell’orcio.

A presentare il risultato di questo processo è stata Elena Casadei, venticinquenne figlia di Stefano che ha raccontato i suoi vini attraverso la sua storia personale: «Circa sei anni fa ho provato a mettermi in cantina, dove con grandi difficoltà ho passato due anni senza capire nulla. Il mio babbo mi diceva di sentire gli odori e a poco a poco mi avvicinavo all’idea del vino. E siccome quella in anfora era una vinificazione più facile, mi sono detta che forse sarei potuta riuscirci anch’io, seppur con la paura di sbagliare. È stato così che, a ventidue anni, mi sono ritrovata a di dedicarmi completamente ai vini Le Anfore, curandone l’intera produzione, il marketing e la stessa commercializzazione».

L’idea dell’anfora era stata del
 padre Stefano che, trovandosi
 nel Caucaso per un lavoro di
consulenza, era venuto a conoscenza
 della tradizionale lavorazione del vino in anfore di terracotta.
 Nel 2011 comprò nel Caucaso le anfore da 300-400 ettolitri, mettendole a confronto con quelle create a Impruneta, in Toscana. E i risultati non tardarono ad arrivare: «Oggi – dice Stefano – il mio lavoro sullo studio dell’evoluzione delle uve e dei diversi vitigni a contatto con la terracotta e con l’ossigeno non è ancora concluso. Nel frattempo i vini Le Anfore hanno però acquisito una duplice funzione: da una parte vengono utilizzati per caratterizzare la produzione di alcuni vini importanti delle nostre tenute, dall’altra, insieme a mia figlia Elena, ho creato una vera e propria linea di vini completamente vinificati ed affinati in anfora».

In degustazione tre bianchi, tre rossi e un passito di Le Anfore. Tra i bianchi che abbiamo potuto assaggiare, tutti in grado di stupire per la luminosità inedita del colore, a colpirci è stato soprattutto il Trebbiano, ottenuto da macerazioni di ben 120 giorni con lieviti indigeni. Tra i rossi invece, sia per la degustazione olfattiva sia per l’assaggio, a sorprenderci è stato in particolare il Cannonau, che resta sulle proprie bucce per circa 18 giorni, prima di proseguire la macerazione in anfora per altri 6 mesi.

Testo di Giovanna Moldenhauer

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