Prende forma, nel terroir dove da secoli viene coltivato il Cortese, la Carta di Gavi del Vino Responsabile. A sottoscriverla, dopo un serrato dibattito a più voci tenutosi nella suggestiva cornice della Tenuta Centuriona, sono un centinaio di produttori e di opinion leader sensibili ad una tematica certamente destinata ad avere in futuro sempre maggior rilevanza: quella di rendere il mondo del vino maggiormente attento a una qualità capace di coniugarsi per un verso con la sostenibilità ambientale e per l’altro con la giustizia sociale.
La Carta di Gavi del Vino Responsabile è una sorta di mappa valoriale, voluta dal Consorzio di Tutela del Gavi, al fine di indicare alcuni principi imprescindibili per fare del vino un prodotto attento all’ecosistema da cui nasce e allo sviluppo sociale e culturale del territorio di cui è espressione. Dalla tutela della terra alla salvaguardia dell’acqua, dal contrasto dei cambiamenti climatici alla protezione della biodiversità, dal risparmio delle risorse naturali alla promozione delle arti, dal valorizzare le persone che partecipano al processo produttivo del vino al creare benessere per il territorio: ecco le linee per una visione complessiva del vino che sappia andare oltre il mero business.
Non sono mancate, nel corso del dibattito, precisazioni volte a segnalare come parlare di vino responsabile non significhi sottrarre questo prodotto ai dinamismi del mercato: «Sarebbe ingenuo nascondersi – ha sottolineato nel corso del dibattito Andrea Zanfi, editore alla rivista Bubble’s Italia Magazine – che il vino è innanzitutto business. Una maggior attenzione all’ambiente e al sociale rappresentano ovviamente un valore aggiunto, che occorre tuttavia evitare di spacciare per quello che non è, come se il vino fosse estraneo a quelle strategie di profitto che restano inevitabilmente il fulcro di un’azienda sana e vitale».
Che la Carta di Gavi si ponga come punto di riferimento di una tendenza ormai imprescindibile per il mondo del vino è comunque innegabile. A provarlo è l’assegnazione del Premio Gavi La Buona Italia, da parte del neoletto presidente del Consorzio di Tutela Roberto Ghio, alla cantina Arnaldo Caprai risultata capace di dar vita a un museo tra i più visitati della regione. Due anche le menzioni speciali: al Castello di Banfi, prima cantina ad aver ricevuto la certificazione di responsabilità etica, e al Consorzio del Franciacorta, per le sue politiche volte a contenere le emissioni carbonio e l’uso degli agrofarmaci.
Testo di Piergiuseppe Bernardi