«L’ultimo settembre la vendemmia è stata buona, grossi acini, uva dolcissima»: parola del cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato della Santa Sede. I grappoli di Moscato bianco, quello da cui nascono le bollicine del Moscato d’Asti, sono il frutto – come ben raccontato sul quotidiano La Stampa da Elisa Schiffo – della “sperimentazione” realizzata dal prelato di ascendenza astigiana, sulla terrazza del suo appartamento e con l’aiuto del grappaiolo Pietro Balestino di Nizza Monferrato, nei Giardini vaticani.
Certo si tratta di pochi grappoli, probabilmente destinati alla tavola del porporato come apprezzata frutta di stagione. Nulla a che vedere con le note bollicine del Moscato d’Asti, che proprio da grappoli di questo stesso vitigno prendono colore e sapore. Come prova tuttavia la sua storia, nella Chiesa le cose cominciano sempre sommessamente e, al modo dell’evangelico granello di senape, si consolidano gradualmente fino a raggiungere dimensioni non di rado considerevoli.
C’è da immaginarsi allora che dalla sperimentazione del cardinal Laiolo possa nascere una “vigna del Papa”? Certo i 30 ettari dei Giardini Vaticani sarebbero uno spazio più che sufficiente per destinarne anche solo una piccola parte alla coltivazione di una pianta peraltro evocativa di un importante passo del Vangelo di Giovanni: quello nel quale Gesù, indicando sé stesso come vite, paragona i suoi discepoli ai tralci. Ovviamente, al di là del nostro divertissement giornalistico, non c’è dubbio che Papa Francesco e i vertici vaticani abbiano ben altro di cui occuparsi.
Se tuttavia – e continuiamo evidentemente a giocare – un’improbabile ipotesi di questo genere dovesse realizzarsi a breve, c’è da credere che il Moscato bianco, quello di Asti ovviamente, avrebbe buone possibilità di risultare il vitigno prescelto. E non solo perché la singolare sperimentazione del Cardinal Laiolo ne ha già testato positivamente le potenzialità, ma soprattutto perché la decisione finale spetterebbe ovviamente a papa Francesco. Che in fondo – fino a parola contraria – resta un astigiano doc!
Testo di Piergiuseppe Bernardi