Bacco, insieme alla bellissima Venere, inebriava i sensi di piacere e passione. Si rivive questa fascinazione nel tempio del vino a Torgiano, centro umbro di produzione vitivinicola. Qui la famiglia Lungarotti ha impiantato la sua attività imprenditoriale. Accanto alle cantine, anche l’impegno culturale con la creazione nel 1974 di un museo dedicato al prodotto principe. Il MUVIT, con il suo rigore storico e museografico, rappresenta un fiore all’occhiello nel panorama italiano. Lo dice il New York Times che lo annovera “il migliore d’Italia”, la rivista The Drinks Business che lo inserisce nella Top 10 Best Wine Museums of the Worlde lo dicono i visitatori da tutto il mondo.
Entrare nel Museo del Vinodi Torgiano è un viaggio lungo 5000 anni attraverso coppe, boccali, anfore, vasi potori, vasellame, ceramiche medievali, rinascimentali e barocche fino a quelle contemporanee (di artisti del calibro di Mantegna, Guttuso, Ponti, Picasso). Il tutto in un’imponente collezione a tema, affiancata a raccolte etnografiche.Una collezione di oltre 3000 reperti, uno scrigno di sorprese che meravigliano per quel raccontare in modo inedito la storia della viticoltura del Mediterraneo.
Al MUVIT si scoprono le curiose coppe “Bevi se puoi”; il “Busto di Bacco” del XVI secolo che richiama al consumo moderato del vino; il piatto con satiro di Jean Cocteau (1958). O ancora il piatto “Venere e Bacco” del XVI secolo, simbolo del connubio sempre attuale tra amore e vino.Tra gli attrezzi per la vinificazione è impressionante il torchio monumentale a trave del XVIII secolo, descritto da Catone e utilizzato nella campagna umbra fino al 1973. Ricca anche la collezione dei ferri da cialda. Se ti domandi che cibo sia, la risposta è in bella mostra: “Se tu vol sapere qual sapore ha la cialda, mangiala col vino dolce calda calda”.
Le sezioni tematiche svelano i mille volti del vino: nel mondo antico, nel ciclo viticolo, come medicamento, come alimento, come estasi, come arte. È un invito a lasciarsi guidare dalla curiosità e dal piacere della conoscenza. Il museo contribuisce alla diffusione di una cultura per il consumo consapevole del vino. Qui si scopre come un bicchiere di vino non contenga solo succo d’uva fermentato, ma millenni di storia, lavoro e passione. Il MUVIT celebra quell’amore “di…vino” sopravvissuto al tempo, alle civiltà, ai cambiamenti. Quell’amore che fa alzare un calice in onore del buon bere.Perché il vino è memoria di incontri. Il vino è condivisione.
Testo di Sara Stangoni