Da ingegnere a sommelier

È tra i più rispettati e appassionati personaggi del vino in Piemonte e non. Davide Canina, abbandonata la carriera da ingegnere per dedicarsi alla sala e al vino, approda nelle migliori sale dei ristoranti étoilé. Assaggia, studia, si impratichisce. L’ultima tappa dei suoi dieci anni di carriera come sommelier è presso la Locanda Sant’Uffizio, una stella michelin. E, neanche a dirlo, è un successo. Ma non dorme, le vigne di questa parte di Monferrato astigiano lo chiamano. Camminando tra i filari, scatta foto e capisce la forza della natura. I diversi tempi di maturazione delle uve. Da buon ingegnere, si fa strada in lui l’idea di organizzare questi vigneti e di mapparli, per passare dall’”altra parte”. L’obiettivo è la vinificazione. Il salto è enorme. Serve una cantina e servono risorse.

Davide Canina.

Fare cultura e valorizzare i suoli

Da buon direttore di una cooperativa, la Produttori di Govone, la forma mentis di Agostino Malvicino è quella di un ingegnere. L’azienda raccoglie uve da 250 conferitori per un totale di 300 ettari tra Alba, Langhe, Roero, Asti e Monferrato. Oltre la produzione di vini di diverse zone (Govone, Valtiglione e Portacomaro) e la linea più premium, Terre Sabaude, da qualche anno si sentiva la necessità di dover stimolare i soci per portarli in una nuova e contemporanea dimensione. Verso una maggiore responsabilità qualitativa, coinvolgerli in un progetto pedagogico che necessariamente deve iniziare in vigneto. L’incontro con Canina del 2018 rovescia l’orizzonte. Produttori di Govone si accolla il rischio d’impresa, mette a disposizione i vigneti e un locale per la vinificazione a Portacomaro.

Agostino Malvicino.

Dalla parcella al vino 

Iniziano i primi esperimenti di vinificazione delle migliori parcelle selezionate da Canina. Nasce il progetto IParcellari. Tolto il grembiule da sommelier, Canina inizia la ricerca dei migliori suoli fatti di limo, calcaree e argilla, per realizzare vini personali da uve autoctone e internazionali. Per la parte tecnica c’è l’enologo Claudio Dacasto. Barbera e Grignolino nascono nel Bricco Pizzo, in località Cioccaro di Penango, lo Chardonnay nel Bricco Gambetta di Grazzano Badoglio e il Sauvignon nel Bricco Sartorino a Portacomaro. Raccolta manuale per tutte le uve e l’uso del Vinooxygen per il e Sauvignon. Non si arriva mai a due ettari vitati per ogni parcella, sono 8mila le bottiglia attualmente prodotte, ma sono in arrivo altre parcelle, già in affinamento, che vedranno protagoniste l’ albarossa e il nebbiolo.

IParcellari.

Quattro etichette numerate per il fine dining

Il Piemonte Sauvignon Doc 2020 Parcella 602 2020 è già convincente, con un fondo esile e salace è agrumato; spicca il varietale, il centro bocca ha una bella rotondità. Lo Chardonnay Treparcelle Doc 2019 affina in barrique per 8 mesi, un vino impostato per invecchiare, oggi immerso nelle note borse restituisce note ammandorlate e una buona piacevolezza alla beva. Nel Grignolino Doc Parcella 505 2019 è netta la ricerca di una propria interpretazione. È materico, sontuoso, un apologo dell’uva che si coltiva con un clone vecchio, abile a sostenere il passaggio del vino per 7 mesi in tonneaux. La Barbera Parcella 563 2019 racchiude  potenza, riconducibile alle terre astiane, ma ingentilita da legno per una concentrazione di polpa frutto forse dei suoli più limosi. Il risultato? Un vino elegantissimo, fresco, adatto a piatti più ricercati e sofisticati quale è obiettivo de IPARCELLARI, posizionarsi nelle migliori carte dei ristoranti italiani. 

http://www.iparcellari.com