Nello scenario di una terrazza d’eccezione

Quella de L’Autin è ormai una storia di vini densa di occasioni create appositamente per farli conoscere e degustare. Nessuna novità dunque nel ritrovarsi la settimana scorsa, insieme ad altri colleghi giornalisti e proprio per assaggiare l’ultimo nato della cantina collocata al confine tra le province di Cuneo e Torino, su una delle più spettacolari terrazze di Torino: quella che, dall’ultimo piano del Turin Palace Hotel, consente di vivere la città in una prospettiva decisamente inedita.

Una cantina… che nasce dalla pietra

La storia di Mauro Camusso è quella di un agronomo che la vita ha portato ad occuparsi di cave di pietra. Cave poste ai piedi del Monviso – il Re di Pietra, appunto – e che rappresentano il punto di forza di questa realtà vitivinicola.  Non è certo un caso che la cantina sia nata e abbia trovato posto proprio nei locali sottostanti l’azienda di lavorazione della pietra di Luserna a Barge. Così come non stupisce il fatto che le bollicine prodotte dall’azienda vengano conservate in antiche miniere di talco della torinese Val Germanasca. Il legame tra la pietra e il vino, del resto, sembra connaturale alla filosofia de L’Autin.

L'Autin, Elisa
Elisa, promettente e solido futuro dell’azienda L’Autin.

La scommessdell’Eli Rosé Metodo Classico

Se il vino presentato nel corso della serata de L’Autin era El Bertu, un Timorasso coraggiosamente coltivato sui terreni ghiaiosi di Campiglione Fenile e che tuttavia ha ancora bisogno di tempo per esprimere appieno la sua personalità non ancora ben delineata, a colpirci nel corso della cena preparata dallo chef Giuseppe Lisciotto è stata l’estrema freschezza, pur non priva di potenza, espressa dall’Eli Brut Rosé Metodo Classico, il cui affinamento per oltre 72 mesi in miniera rende capace di imprimere al pinot noir un’inedita nota di territorio. 

… tra complessità e freschezza

Forse il segreto di questo vino de L’Autin è proprio quello di essere in tensione e di trasmettere tensione. Non quella negativa che ormai troppo spesso imprime alle nostre vite il loro sincopato ritmo, ma quella positiva che invece nasce dal puntare a qualcosa, pur nel timore di mancare l’obiettivo stesso su cui siamo concentrati. Ed è proprio questa tensione che, percepita nel vino che di lei porta il nome, ritroverete nell’entusiasmo di Elisa. La figlia di Mauro che – non ne dubitiamo – dell’azienda rappresenta il promettente e solido futuro.

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