Se le origini del vino rimandano alla notte dei tempi, lasciando risuonare la propria storia nelle evanescenti forme del mito, non di rado anche le diverse varietà di vino affondano le loro radici in un passato imprecisabile e leggendario. È il caso di un vitigno riscoperto negli anni ’80 e divenuto col tempo uno dei pilastri portanti della Cantina Casalone di Lu Monferrato, paese ricco di storia situato sulle colline tra Asti e Alessandria: la “malvasia greca”.
Proprio di questo vitigno la leggenda racconta che, grazie ai Veneziani, sia giunto sulle colline monferrine da Monenvasia, cittadina di mare del Peloponneso, addirittura nel XIII secolo. Certo occorrerà attendere la metà del ‘400 perché delle “uve malvasie” si trovi traccia negli statuti di Mondonio, frazione astigiana di Castelnuovo Don Bosco. E tuttavia la sua intera vicenda successiva racconta di un vitigno apprezzato per l’intenso aroma del vino cui è capace di dar vita.
Con grande lungimiranza le diverse generazioni della famiglia Casalone, la cui presenza come vignaioli a Lu Monferrato risale al 1734, ha investito su questo vitigno esplorandone tutte le potenzialità. Alla tradizionale Monvasia Bianca, si sono così aggiunte la Monvasia Passita e la Monvasia Brut Metodo Classico. Ovviamente in una produzione complessiva più articolata, in cui a giocare un ruolo chiave sono Barbera e Grignolino.
Delle due versioni del Monvasia Brut Metodo Classico 2012 degustate, una affinata sui lieviti per 24 mesi e l’altra per 60 mesi, a convincerci è stata soprattutto la seconda: la finezza del perlage che imprime al suo colore giallo sfumature più accentuate, i sentori dai quali traspare in modo netto l’identità del suo vitigno, l’intensità del suo gusto pieno e armonicamente complesso, dicono di una ricerca che sta dando i suoi frutti e che lascia intravvedere un promettente futuro.
Testo di Piergiuseppe Bernardi