Da un atto ignobile a sostegno corale

Passito della Solidarietà
Benedetto Renda, presidente del Consorzio Pantelleria DOC

Nel settembre del 2018 è stata sottratta dell’uva passa, prodotta dopo la prima vendemmia, dalla cantina Marco De Bartoli, frutto di un anno di duro lavoro dagli impianti ad alberello. Al tempo stesso è stato arrecato oltre al grave danno economico anche una ferita morale per tutta l’isola. Allo shock della notizia i produttori del Consorzio Pantelleria Doc, guidato dal Presidente Benedetto Renda, reagirono prontamente, decidendo di donare parte della propria produzione di quel tipo di uva ai De Bartoli per permettere loro di produrre comunque il Passito di quell’annata.

Un’ulteriore iniziativa

Lo sforzo corale andò oltre e portò a delineare un progetto più ampio. Il pregiato vino che sarebbe nato grazie all’aggiunta, alle uve della seconda vendemmia, dell’uva donata dalle aziende del Consorzio fu battezzato Passito della Solidarietà. Si decise infatti che la solidarietà dei produttori potesse generare altri buoni frutti, destinando parte dei ricavi derivanti dalla vendita delle 1000 bottiglie di Passito, al finanziamento di borse di studio a sostegno di giovani panteschi che studieranno viticoltura ed enologia e che potranno essere i protagonisti del ricambio generazionale nell’isola.

Le nuove generazioni

Il 26 novembre 2014 l’UNESCO ha dichiarato la pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello tipica di Pantelleria, patrimonio immateriale dell’umanità. Perché questo abbia un futuro, è fondamentale che i giovani studino viticoltura e poi tornino sull’isola per mettere a frutto le competenze acquisite. Le borse di studio finanziate da questo progetto saranno assegnate in estate e permetteranno di sostenere negli studi i giovani panteschi che credono nel futuro della viticoltura pantesca anche per gestire al meglio il sistema di allevamento tipico con mano d’opera qualificata.

La vinificazione tipica dei De Bartoli

Per la sua realizzazione le uve dei produttori del Consorzio sono state messe in macerazione per 3 mesi nel vino, ottenuto da quelle fresche, per cedere zuccheri e aromi. La fermentazione del mosto si è svolta con lieviti indigeni. Dopo un passaggio in botte di almeno 6 mesi è stato messo in bottiglia. Esordisce giallo oro, a cui segue un naso con profumi fruttati, poi di macchia mediterranea, sfumando su note di datteri, miele, agrumi canditi. In bocca è dolce e sapido, equilibrato da freschezza che gli conferisce una beva lunga, piacevole e corrispondente agli altri vini della gamma.