Testo di Veronica Marzini
La storia di Giuseppe Pintaudi ha inizio quasi per caso: finita la scuola dell’obbligo decide infatti di imparare un mestiere e si mette a lavorare in una piccola pasticceria nel suo paesino natale, in provincia di Messina. Comincia così, a 13 anni, ad impastare e a conoscere le preparazioni di base; frequenta poi la scuola alberghiera a Taormina, che è costretto ad abbandonare a 16 anni, quando si trasferisce a Trieste con la famiglia. Qui continua a formarsi, seguendo le lezioni di grandi pasticceri triestini. Una volta ritenutosi pronto, a 22 anni, apre una piccola bottega, dove comincia a sfornare le sue prime delizie.
La fama se l’è inizialmente guadagnata con i prodotti per la prima colazione, ovvero croissant e krapfen, che comincia a distribuire non solo in città, ma anche oltre il confine regionale, aumentando in maniera esponenziale, in pochi anni, la quantità produttiva. Quest’ondata di successo spinge Pintaudi a voler ampliare la sua proposta: si diletta quindi nella sperimentazione di tre linee di prodotti differenti (frolle, fette biscottate e biscottoni), che distribuirà poi a livello internazionale grazie alla SRL che porta il suo nome.
Crea poi le sue fette biscottate, una novità sul mercato della pasticceria artigianale: 14 mm di spessore non le fanno spezzare quando ci si spalma sopra la marmellata, e fanno percepire al gusto tutti gli ingredienti che le compongono, di qualità e genuini. Pintaudi infatti non aggiunge composti artificiali ai suoi prodotti, che sono perfetti così, al naturale. Le fette le propone nella versione normale ed integrale: la seconda, oltre ad essere meno dolce della prima e perfettamente abbinabile anche al salato, gli ha fatto anche vincere una stella al Great Taste Award, competizione gastronomica americana.
Tra i piani per il futuro quello di proporre al mercato dell’export anche il Panettone e la Colomba firmati Pintaudi, entrambi proposti nelle varianti classica, Strudel e Sacher (per riprendere la tradizione triestina). Il panettone l’abbiamo assaggiato: alveolatura perfetta, color giallo delle uova “vere” – come dice lui -, giusta distribuzione di uvetta e canditi e una netta nota di vaniglia, i cui semi sono ben visibili nell’impasto. Da non perdere le frolle con cioccolato gran cru e fior di sale, da abbinare ad un buon calice di rosso.
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