Ci sono passioni che non sfuggono alla precarietà dell’attimo in cui insorgono e si dissolvono. Ce ne sono altre invece che prendono radici, si consolidano e cambiano la vita di chi le vive, finendo col segnare, nel tempo, anche coloro che le ereditano. Proprio nel solco di queste seconde si inserisce la storia di Savini Tartufi, da ben quattro generazioni stregata da questo magico tubero che, con le sue diverse sfumature cromatiche, allieta certo le tavole dei gourmet nelle stagioni più fredde, non senza però smettere di regalare loro emozioni uniche lungo tutto l’anno.

Forse per respirare l’intensità autentica di questa passione, bisognerebbe conoscere la famiglia Savini. A lasciarla trapelare basta però il tono della voce di Cristiano Savini, oggi alla guida dell’azienda e a Torino per presentare lo sbarco della Savini Tartufi al Mercato centrale. Non le parole, beninteso, che a un toscano come lui non mancheranno mai, nemmeno quando tenta di convincere dei diffidenti e disincantati piemontesi sulla qualità del tartufo di casa sua. Ma il suo tono di voce, dietro al quale si scorge un amore per il tartufo che viene da lontano.

È negli ormai lontani anni Venti che Zelindo Savini, fiutando nel tartufo un’eccellenza ben presto destinata a diventare per lui una sorta di assoluto, comprende che questa sua passione abbia le potenzialità giuste per trasformarsi in un’attività vera e propria. Il retrobottega del suo negozio, nel quale si pongono le basi per la futura Savini Tartufi, diventa così una sorta di mercatino nel quale ad essere merce di scambio sono proprio i tartufi che lui stesso e gli altri tartufai della zona ricercano, per poi far arrivare su tavole dei più importanti ristoranti dell’epoca.

Sarà però Luciano Savini, quello che Cristiano chiama orgogliosamente “il babbo”, a dare forma all’intuizione di Zelindo, creando la Savini Tartufi: non solo un’azienda moderna, ma quasi un “sistema” divenuto nel tempo uno dei simboli dell’eccellenza del made in italy. Un simbolo che però ha saputo mantenere viva, generazione dopo generazione, la passione che ne ha generato la nascita: quella per quel misterioso tubero che cresce silenziosamente nel nostro sottosuolo, per poi sprigionare sulle nostre tavole il suo particolarissimo profumo.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

www.savinitartufi.it