L’incontro con Francesco Spadafora è stato in occasione di una verticale a Taormina di Sole dei Padri. La cantina si trova a Contrada Virzì, nelle colline tra Alcamo e Camporeale, tra le province di Trapani e Palermo. Il fondatore è stato il padre don Pietro dei Principi di Spadafora che l’aveva ricevuta in eredità dallo zio Michele De Stefani, agricoltore e allevatore di cavalli da corsa. La Tenuta aveva subito parecchi danni durante il terremoto del 1968, ma Pietro si era impegnato sia nella ricostruzione che nella riqualificazione dell’azienda, rivalutando i vitigni autoctoni e portando in Sicilia varietà alloctone come il Syrah per produrre vini di qualità.
Dal ’88 Francesco si trasferì a Virzì per occuparsi delle vigne, coltivando tra le altre il Syrah. «Mi appassionai – commenta – subito al nuovo progetto, immaginando cosa avrebbe fatto piacere a mio padre e cosa avrei dovuto fare io. Dopo varie prove, nel ’93, decido di vinificare solo con l’uva coltivata in questa terra e produco la prima bottiglia, a cui ho dato ovviamente il nome di mio padre». Continuando poi «Nei miei vini c’è la storia non solo della nostra famiglia, ma di tutti i siciliani. Nasco agricoltore e amo curare la terra, l’unica in cui realmente ritrovo le mie radici. Ora l’azienda ha 100 ettari gestiti come se fossero un giardino”.
Dopo avere iniziato nel 2000 la produzione del Syrah Sole dei Padri, da una vigna a 400 metri di altitudine, in un terreno sabbioso e argilloso, Spadafora ha scelto di affinare il vino per un anno in botte. La verticale ha proposto sei annate dal 2002 al 2009. La più datata aveva un naso complesso, balsamico che lasciava spazio a un sorso setoso, armonico, con a chiudere note di cioccolata. Il successivo 2003 era più cupo in generale, con note di torrefazione, cioccolato e poi frutta. In bocca aveva tannini meno levigati. Il 2005 aveva profumi che variavano da frutta piccola in confettura a spezie con un assaggio fresco e di corpo, morbido e di lunga persistenza.
Il 2006 è stato più austero, da frutti piccoli al ginepro, dal balsamico al cuoio. La beva era setosa, fresca, con un ritorno fruttato e una percezione di longevità. La successiva 2008 mostrava un naso, inizialmente chiuso, poi virato su sentori fruttati e floreali. La bocca con un tannino giovane, già rotondo, lasciava intuire molta strada davanti. L’ultima annata, 2009, ha esordito con un soffio mentolato, poi di frutta matura, di spezie. L’assaggio è stato morbido, fresco, già di estrema eleganza, con un ritorno nel retrogusto di una nota mentolata. Un sorso già affascinante ma ancora in evoluzione. Tutte nella loro diversità hanno espresso al meglio quello che il Syrah da in Sicilia.