Che il tartufo bianco d’Alba sia ormai diventato un must capace di generare un’attesa prossima alla dipendenza è ben visibile nel divieto assoluto, imposto dalla Regione Piemonte, di raccogliere questo frutto ipogeo prima del 21 settembre. L’obiettivo è quello di tutelarne la crescita ed evitarne una raccolta prematura che rischierebbe di compromettere quel profumo e quel sapore che fanno del tuber magnatum pico un prodotto della terra unico al mondo.
Ovviamente il 22 settembre la stagione è partita e alcuni tra i primissimi esemplari di tartufo bianco d’Alba sono stati presentati nel corso di una degustazione tenutasi nello stand allestito dal Consorzio Alta Langa Docg al Salone del Gusto 2018. Un’occasione unica per cominciare a testare l’attuale annata del più famoso fungo ipogeo di Langa, accompagnandolo all’effervescenza delle bollicine che questo stesso territorio sta mettendo a punto.
Se il buon giorno si vede dal mattino, la stagione sembra lasciare ben sperare. Gli esemplari di tartufo bianco d’Alba proposti, dei quali di primo acchito a venire in rilievo era la giusta compattezza, presentavano un buon profumo, sebbene forse non ancora capace di sprigionare tutta quell’intensità che nei prossimi mesi presumibilmente li caratterizzerà. Di grande impatto invece il sapore, capace di stupire per l’intensità già rilevante e ben connotata.
Una sorpresa infine l’abbinamento con le bollicine di Alta Langa. La suadente potenza del loro perlage, che dopo aver attraversato il calice ha pervaso piacevolmente il nostro palato, ci è sembrata perfetta per accompagnare il sapore intenso del tartufo bianco d’Alba. Un sapore di difficile abbinamento, ma forse capace di trovare il suo giusto contrappunto proprio in una bollicina i cui aromi vengono attinti dallo stesso terroir che custodisce la magia di questo straordinario fungo ipogeo.
Testo di Piergiuseppe Bernardi