Cambia il clima, cambiano i mercati, cambiano i consumatori e gli Spumanti come stanno cambiando?

di Giovanna Moldenhauer

 

Il primo talk show di questa edizione del Festival ha avuto come relatori principali da Fabio Piccoli al Professore Attilio Scienza, da Carlo Veronese a Luca Giavi. Tutti nomi per chi “frequenta” questo nostro mondo noti ai più che hanno dialogato con Andrea Zanfi, ideatore del Festival Spumanti Italia, giunto nel 2023 alla sua V edizione.

Dopo una breve presentazione del talk show da parte di Andrea Zanfi, il primo a salire sul palco è stato Fabio Piccoli, giornalista ed esperto di mercati internazionali, co-fondatore di Wine Meridian, che ha analizzato l’aspetto dei mercati, su come vengono vissuti gli spumanti da parte dei consumatori, sulle tendenze dei giovani in rapporto alle nostre diverse espressioni di bollicine Made in Italy. Riportiamo di seguito i punti salienti del suo intervento. In sintesi ha ricordato che la domanda da parte dei consumatori è in crescita, di come i consumatori che amano il vino stanno spendendo di più anche per un loro aumento di cultura, della maggiore segmentizzazione, senza vere tendenze dominanti del mercato. Le nuove generazioni non considerano il vino e gli spumanti bevande per vecchi, ma li inseriscono tra le loro scelte senza concedergli il primo posto, favorendo invece la mixology che detiene saldamente il comando. Bisognerebbe quindi rendere la dinamica del Prosecco, visto quanto è sugli allori, più trasversale. Si dovrebbe anche sfruttare maggiormente la spumantizzazione dei nostri vitigni autoctoni, nostra facoltà nazionale unica al mondo per l’importante quantità di varietà che si prestano alla spumantizzazione.

In seguito Attilio Scienza, professore ordinario fuori ruolo della facoltà di Viticoltura ed Enologia presso l’Università degli Studi di Milano, autore di molti studi su clima, suoli, vitigni. Ha esordito nel suo intervento con “Il dubbio è un elemento fondamentale per chi fa ricerca, in quanto stimola interazioni, studi e porta ad agire”. Proseguendo poi che si parla molto e non sempre a proposito di cambiamento climatico, dovuto secondo molti a comportamenti umani errati, a una non coscienza ambientalista. “Il nostro è un paese molto lungo con due mari ai lati, un appennino al suo centro, due grandi e altre isole più piccole, con diversi mesoclima (fenomeni climatici che caratterizzano un’area non vasta, quindi di scala intermedia rispetto a quelli che costituiscono il microclima e il macroclima). Ovvero ci sono molte zone, non necessariamente quelle già note, in cui esistono condizioni molto favorevoli alla produzione di spumante”. Proseguendo ha proposto per gestire il cambiamento climatico in vigna di delocalizzare, almeno in parte, la viticoltura portandola più in altitudine, attuando al tempo stesso degli studi sui suoli più idonei, come indicato nel commento a seguire. “Ho recentemente fatto studi nel territorio della Maiella, da 400 a 900 metri d’altitudine. In questo modo i tre contesti di climi/suoli/vitigni permetterebbero anche di valorizzare la nostra straordinaria unicità italiana. Servirebbe quindi un atto di forza, una nuova visione. Invece troppo spesso la concorrenza si fa sul prezzo, dato che per questi vini si fa una enologia di cantina, con una materia prima non di grande qualità, per un prodotto che definisco commodity. Vorrei sentire parlare invece di spumanti fieri della loro identità che ci rappresentino degnamente”.

Quindi è intervenuto Carlo Veronese, direttore del Consorzio Tutela Vini dell’Oltrepò Pavese. “A proposito di cambiamento climatico in Oltrepò sta portando le cantine ad innalzare gli impianti in alta collina con una maggior altitudine. Una strategia messa in atto sia da aziende storiche che da realtà più recenti. Da qualche tempo, visto il crescente successo degli spumanti, abbiamo cominciato ad assaggiare bollicine con vitigni a cui prima non si era pensato, ci sono aziende che investono su cantine specializzate in spumanti. Il metodo classico è una bandiera e si assiste a una crescita costante della denominazione: aumenta anche l’adesione alla DOCG”.

Proseguendo nel talk show è intervenuto Luca Giavi, direttore del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, divenuto noto anche per avere creato il Prosecco Rosé DOC, veicolato da importanti campagne pubblicitarie.

“A proposito del cambiamento bisogna affrontarlo, perché i tempi evolvono. Ritengo, a tal proposito, che bisogna essere a mente aperta, con pochi stereotipi. Ritengo che è necessario fare diversi studi, progetti anche da non utilizzare subito ma lasciare invece nel cassetto in modo da poterli utilizzare nel momento del bisogno”. Proseguendo poi “Noi abbiamo creato il Prosecco Rosé DOC, facendo in modo che mantenesse le caratteristiche del Prosecco in termini di piacevolezza. Ho notato che sull’onda del nostro successo alcuni Metodo Classico hanno avuto un cambiamento del loro profilo degustativo, verso uno stile floreale fruttato, con un effetto di prosecchizzazione, con una loro perdita di identità”.

Le sintesi dei principali interventi al talk show hanno evidenziato come la mutazione del clima, con l’innalzamento delle temperature, ha portato all’attuazione di nuovi impianti di vigneti a maggiori altitudini. Dal canto loro cantine, enologi, agronomi stanno attuando cambiamenti non solo nelle vigne, ma anche nelle gamme prodotti con l’inserimento di nuove bollicine ottenute da vitigni autoctoni. Tutto questo per stare al passo con le richieste dei consumatori e del mercato, soprattutto per quanto riguarda gli spumanti in generale. I nostri esperti hanno anche evidenziato come le cantine non devono perdere di vista la loro identità produttiva, la qualità dei loro spumanti, in modo da continuare a essere nostri ambasciatori nel mondo indipendentemente dal tipo di spumante.