Quante volte, dopo aver chiesto al ristorante o in trattoria una pasta, insieme a quest’ultima arriva al tavolo anche la formaggiera: un contenitore di vario tipo, finalizzato a consentire al cliente di gestirsi da solo, sulla pasta, la quantità di formaggio che ritiene più opportuna. Di che formaggio si tratta, però? Quello che spesso viene spacciato per Parmigiano Reggiano lo è davvero? O si tratta di qualche più o meno prossima “imitazione” del Re dei formaggi?
L’immagine del Parmigiano Reggiano, nel corso degli anni, si è talmente consolidata da fare di questo formaggio quello maggiormente utilizzato quando si va al ristorante. Basti pensare, al riguardo, che un’indagine Ipsos del 2017 rivela che in Italia ben il 60% della clientela dei ristoranti dichiara di chiedere esplicitamente di poter disporre al proprio tavolo, come condimento per la pasta, proprio questo specifico formaggio.
Curiosamente tuttavia questo dato, che pone al 60% la richiesta di Parmigiano Reggiano da parte della clientela dei ristoranti, sembra cozzare contro un altro dato: gli organismi di vigilanza del Consorzio, forti di ben 620 visite effettuate in ristorante dagli ispettori del consorzio stesso nel biennio 2015/16, hanno rilevato che solo il 26% delle strutture ristorative dichiara l’utilizzo di Parmigiano Reggiano nel proprio esercizio.
«La domanda – spiega Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio – si impone: Che cosa c’è davvero nelle formaggiere, visto che a partire da questi dati sembrerebbe che solo in una su tre ci sia davvero del Parmigiano Reggiano? Si tratta di un fenomeno da contrastare, sia nell’ottica di una tutela della qualità e dei diritti del consumatore, sia nell’ottica della salvaguardia di uno dei prodotti a livello internazionale indubbiamente più rappresentativi del made in Italy».
Testo di Piergiuseppe Bernardi