Viaggio nella storia dei vini abruzzesi. Prima tappa, Torino

di Chiara Vannini

Abruzzo: un viaggio difficile ma avventuroso, in una terra divisa tra rocce, mare, boschi, ulivi e vigneti. Dove gli uomini, nonostante le tante (troppe) catastrofi naturali, proseguono con determinazione il percorso di valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche e artistiche della regione.

Una delle sue tante eccellenze, il vino, rappresenta il modo migliore per raccontare il terroir e, insieme, il territorio. Il Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane nasce nel 2003 per tutelare, valorizzare e promuovere la prima denominazione di origine controllata e garantita della regione Abruzzo, “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg”.

Direttamente dalle parole del Presidente – Enrico Cerulli Irelli – si comprende come l’azione del Consorzio sia fortemente rivolta alla conservazione del patrimonio vitivinicolo abruzzese, nel pieno rispetto della natura all’interno della quale si è sviluppato:

“Obiettivo principale del Consorzio è costruire, nell’immaginario collettivo, lo spazio per un Abruzzo speciale, racchiuso tra il massiccio del Gran Sasso e il mare Adriatico. Un luogo che incanta per la varietà dell’ecosistema, dove l’uomo c’è, ma discretamente e rispettosamente, in equilibrio costante con la natura che ne domina una grande parte”.

Scoprire una terra dove l’intreccio di Uomo, Natura e Tempo ha origini antiche in grado di dare vita a vini profondi, inebrianti, eleganti e di grande identità, è davvero un privilegio e un’occasione più unica che rara.

Non è un caso che quella teramana sia anche riconosciuta per una grande cucina, dai sapori autentici e inimitabili che, attraverso le sue ricette, racconta la storia della transumanza “verticale”, il viaggio periodico delle greggi dai monti al mare e ritorno e, dal 2020, patrimonio immateriale dell’Unesco.

In occasione dei suoi 20 anni, il tour organizzato dal Consorzio, in alcune delle principali città italiane (Milano, Torino, Roma), racconta, attraverso il suo vino bandiera – il Montepulciano d’Abruzzo DOCG -, le etichette fra le più rappresentative dedicate al racconto enoico della regione; e lo ha fatto a partire dalla città di Torino, presso i locali del Ristorante “Opera”. Lo chef, per l’occasione, ha preparato piatti e finger food in linea con la sua filosofia gastronomica e che, con la freschezza che li caratterizza, hanno valorizzato la corposità dei vini proposti. Lo stesso Presidente del Consorzio, ha apprezzato particolarmente la semplicità immediata della cucina contemporanea e incisiva dello chef Sforza, che si è contrapposta, in maniera “lenta”, alla profondità tannica dei vini in questione.

Attualmente, la denominazione Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg si estende su una superficie totale di 172 ettari con una produzione annua di circa 600 mila bottiglie. Un territorio straordinario e privilegiato: la brezza del mare e i venti di montagna che, insieme al clima temperato della zona e della piovosità ben distribuita durante l’anno, assicura al Montepulciano condizioni ottimali per vegetare in salubrità, regalando inaspettati e interessanti accumuli di sostanze nel calice. L’intraprendenza dei viticoltori abruzzesi, unita all’esperienza dei commerci, storicamente vivaci in questa antica zona di confine, ha imposto la necessità di distinguersi partendo dalle proprie peculiarità. Da qui la scelta di preservare il territorio attraverso l’uso di pratiche agricole improntate alla sostenibilità ambientale, a loro volta indirizzate alla ricerca prevalente di qualità certificate, come il Biologico e il Biodinamico. I vitigni, che caratterizzano questo territorio, dedito a un tipo di viticoltura non troppo sofisticata, sono costituiti prevalentemente da Montepulciano (la maggioranza dei produttori vinifica in purezza) oppure da Sangiovese, seppur in minima percentuale. Il forte carattere dell’uva Montepulciano, traccia indicatori distintivi facilmente rilevabili che definiscono lo “stile Colline Teramane”: il rosso rubino in tutte le sue sfumature, che sottolineano il dolce e lento passare del tempo; il caratteristico profumo di frutti rossi piccoli, tipicità dei vini che nascono più vicino al mare, e che diventano polposi ed intensi verso la montagna, definiscono quella corposità e quell’eleganza per la quale il Montepulciano d’Abruzzo si potrebbe definire come il “Barolo tra terra e mare” .