Durante gli studi di architettura a Firenze, dove ha iniziato la sua attività di progettista, ha vissuto in costante movimento fra Grosseto, dove è nato, Milano, con le architetture di Ponti e i protagonisti del Novecento, la Triennale e le sue iniziative, Venezia, con le sue prime Biennali di Architettura e Arte e come un rabdomante ha percorso strade e autostrade per seguire le manifestazioni del giovane design italiano. Dalle visite ai Saloni del Mobile, i primi fuori salone, e la nascita di nuove aziende, Baleri, Edra, Pallucci, Zeus, con i loro abbaglianti allestimenti e scenari, quando Cappellini in zona Tortona inizia una nuova vita, agli openings degli show rooms delle aziende del Made in Italy in San Babila, Artemide, BeB, Boffi, Cassina, De Padova, Flos, frequentazioni che hanno sollecitato la sua attenzione per il dettaglio, la cura nella scelta dei materiali, l’uso della luce naturale e artificiale per un’equilibrata mise en scéne. Il progetto, diventato trasversale in quei prodigiosi anni ottanta, non è più rivolto alla forma ma alle sensazioni che essa può suscitare, tocca tutti gli aspetti e offre invenzioni e innovazioni che consentono al design italiano dell’interior e furniture di sorprendere nuovamente il mondo e ritornare protagonista insieme alla moda, trainando l’intero comparto manifatturiero. Un mainstream nel quale Massimo Viti si immerge e si forma con la scoperta di uno spazio neutro con i corsi di Arredamento di Remo Buti, uno spazio liquido, malleabile, fluido, sensuale per il quale l’approccio puramente funzionalista non è più sufficiente. La sua esperienza professionale inizia nello studio di Alessandro Becchi, l’autore del divano Anfibio prodotto dalla Giovannetti, con il quale firmerà una serie di divani, avendo così modo di conoscere il mondo dell’imbottito, fatto di controllo di misure e bilanciamento di pesi, duro e morbido, severo e accogliente, sostenuto e soffice, bordi e cuciture, un’esperienza del dettaglio che sarà utile nel suo proseguo, quando affronta per MG Arredamenti, un’azienda di alta falegnameria del pistoiese, il disegno di una serie di mobili in legno, sedia, tavolo, contenitore settimino, madia, una piccola libreria angolare pieghevole, un letto, gli elementi basilari dell’antico abitare. Per la MG sarà Direttore Artistico per alcuni anni, dirigendo la creatività di designer del calibro di Giovannoni, Bimbi e Gioacchini.

Disegnare un oggetto pensato per una riproduzione seriale, anche se limitata, costituisce la sua prima palestra progettuale e sarà da quel prendere le misure, da quel valutarle sulla base della figura umana e dei suoi movimenti, dalle relazioni che intercorrono fra uomo e oggetto che ripartirà quando dovrà affrontare con il progetto ogni aspetto dello spazio individuale e collettivo. Tornato a Grosseto, apre uno studio professionale e fra documenti e pratiche, cantieri e fornitori, elaborati da presentare, schizzi e concept da approfondire, pur nella pratica del lavoro quotidiano elabora un proprio linguaggio. Malgrado il bagno di decoro e di “trasgressioni figurative” nel quale si è formato, il suo modo di progettare non cede a compromessi con la storia e l’antico, come nel Museo del Vetro per Villa Banfi a Montalcino, dove non ammette spazio per divagazioni, citazioni e calembour, essendo il suo un linguaggio razionale e asciutto, discendente diretto degli insegnamenti dei maestri degli anni ’30, riesce a essere contemporaneo perché mai avulso dal contesto e dal territorio in cui agisce. Sempre deciso e severo negli impianti planimetrici, come in Strike, dove il taglio operato divide in maniera netta e decisa gli spazi, luce e ombra, mondanità e riservatezza, individualità e socialità. Una scelta chiara e netta anche per i prospetti nell’edificio misto pubblico-privato Warm-Up per un BeB Warm-Up, usato nei solai e nelle pareti che, con la struttura portante in cemento armato, porta l’edificio a ottenere la certificazione in classe energetica “A”. Organizzato e responsabile, come tutti gli Acquari ascendenti Capricorno, lavora principalmente da solo, pur con collaborazioni esterne, come ormai è consuetudine nella maggior parte degli studi professionali, depotenziati nel loro ruolo di “luogo di ricevimento” e trasformati in schermi di lavoro – tablet, computer portatili, smartphone – con archiviazione digitale. Strumenti che sostanziano una capacità organizzativa flessibile che gli permette di partecipare a concorsi pubblici nazionali, come fra i molti il concorso per il nuovo Circolo Velico a Castiglione della Pescaia, internazionali, 12° classificato al concorso per il Padiglione Italia a Shanghai 2010, concorso che ebbe una nutritissima par tecipazione o particolarmente impegnativi come il concorso di idee per la Riqualificazione di via Colombo a Follonica, l’ultimo su invito della CEI per la realizzazione di una chiesa a Forlì, 10° classificato.

A questo si aggiunge l’antica abitudine dello schizzo rapido fatto a mano, per approfondire un particolare, magari disegnato sul pavimento, o un incastro sul retro di una tavola di legno, un modo di permettere un dialogo attivo e costruttivo con le maestranze che devono portare a termine il progetto. Innumerevoli le sue pubblicazioni sulle riviste internazionali come i suoi progetti, non solo rivolti al mondo della ristorazione e della convivialità. Spaziano dalle proposte di interventi urbanistici, alla grafica, alla realizzazione di complessi residenziali come le Ville a Castiglione della Pescaia, una ristrutturazione totale di cinque vecchie e cadenti unità residenziali distinte, condotta con l’architetto Francesca Amore, che offre geometria e rigore tramite l’unione in un ritmato e articolato corpo fabbrica, con prospetti serrati dentro la folta vegetazione. Anche nella Villa privata nella campagna di Udine le geometrie sono rigorose e lineari. Articolata su tre livelli, con spessi marcapiani orizzontali bianchi e sporgenti che incorniciano facciate ventilate in granito di ceramica, con aperture trattenute e discrete verso il fronte strada e generose e abbondanti verso l’interno anche sottolineate da ampi volumi verticali trasparenti. Il dislivello all’esterno viene segnato da una scalinata che supera il declivio e segna l’accesso, e nella casa è una scala al centro che parte dal piano interrato – che accoglie la centrale termica e ai cui lati trovano posto garage distinti per auto e moto, lavanderia, servizi tecnici, palestra, gruppo elettrogeno – è passante per il piano vita che si affaccia aperto verso il giardino, fino alla sommità dove, affacciata su una grande terrazza immersa in piena luce, si trovano i servizi e la camera da letto dei proprietari. Luce e luce, spazi aperti domestici anche quando è solo un ingresso, e ovunque un invito alla vita outdoor. Una grande duttilità nel saper dar forma ad ambienti molto diversi fra loro; semplici ed essenziali come nel caso del primo Fish express, o ambienti eleganti, come nel Bistrot Officina del grano, un intervento in un palazzo degli anni ’30 dove aveva sede il Consorzio Agrario, restituito in un’immagine fresca, internazionale e melting pot per i colori e il richiamo ai materiali della cultura contadina maremmana. L’affidabilità nel disegnare concept completi, che comprendono lo studio del target cui rivolgersi, il logo, la grafica – vetrina e biglietto – come per lo stabilimento balneare Mio e Tuo a Marina di Grosseto, già inserito dalla Sovrintendenza di Siena tra i monumenti del Novecento o psichedelici e barocchi come nel Bar Cristal i cui ambienti sono caratterizzati da ambienti luminosi di colore fosforescente con grandi sculture appese al soffitto a creare micro situazioni e ambienti, oppure come nel negozio Parronchi dove i materiali differenti dialogano fra loro in una eleganza sobria e contemporanea.