Divine nell’arte: quando le donne sono protagoniste

Uomini che dipingono le donne e donne che dipingono la vita. Così si potrebbero definire, con una sintesi forse un po’ azzardata, i novanta capolavori del Museo di Stato di San Pietroburgo esposti, dal 28 ottobre 2020 al 5 aprile 2021, al Palazzo Reale di Milano nella mostra “Divine e Avanguardie – Le donne nell’arte russa. Perché della vita le donne sono sempre protagoniste indiscusse: zarine o contadine, padrone di casa o lavoratrici delle nuove fabbriche. Oppure artiste: le “amazzoni dell’avanguardia russa” attive nei primi trent’anni del Novecento.

Divine e food: rappresentare il cibo

Eppure anche la concretezza del cibo, frutto del lavoro della terra e, in particolare, dell’opera delle donne, evocato dal complesso immaginario dell’anima russa, qui spesso sfugge a ogni pur dichiarato intento di  rappresentazione realistica. Come, per esempio, l’essenziale  Mietritrice di Kazimir Malevič, che nella sua classica immutabilità  rinvia a un altrove di spazi e di tempi eternamente ricorrenti; o come Il mattino della proprietaria terriera di Alexej Venetsianov, dove le giovani contadine in attesa degli ordini hanno la grazia e la composta eleganza di nobili granduchesse.

Qualche più concreta concessione al realismo compare finalmente  quando sono le artista-donne, che grazie ai movimenti d’avanguardia trovano finalmente uno spazio in cui esprimere la loro innata creatività, a scegliere come soggetto la dura vita dei campi. Schiene curve e visi segnati dalla fatica per le Donne contadine di Natal’ja Gončarova, pur incorniciate da una straniante natura lussureggiante; mentre nel La nuova vita quotidiana di Ljubov’ Mileeva le vivaci figure centrali della donna e della bambina aprono a un futuro foriero di colorate promesse.

Divine per sempre

Ma la divina per antonomasia, quella certo più nota all’Occidente che l’avanguardia aveva finalmente sdoganato dai rigidi confini della Madre Russia, resta lei: Anna Achmatova, la poetessa. Non a caso il ritratto che ne ha fatto Kuz’im Petrov-Vodkin – un uomo, l’interprete forse più adatto ad indagare un animo così profondamente femminile – è stato scelto come manifesto della mostra. Icona indiscussa della sacralità dell’arte.

Attenzione. La mostra è momentaneamente sospesa fino a nuove disposizioni governative