Un thermopolium scoperto a Pompei

Per gli abitanti di Pompei di quel fatidico 79 d.C. era semplicemente un thermopolium, uno dei tanti – se ne contano finora più di 80 – disseminati per questa ricca e vivace città campana, dove gli scavi, ripresi dopo anni di silenzio, stanno ancora regalando al mondo scoperte inattese. Come quelle che ha riservato la piccola tavola calda della Regio V, nella parte settentrionale di Pompei, posta all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento. Un crocicchio che, a quanto pare, doveva essere piuttosto frequentato.

Thermopolium, una tavola calda di… qualche anno fa

Il nucleo portante dei thermopolium era costituito da un grande bancone, talvolta interno al locale, spesso invece, come in questo caso, affacciato sulla strada. Così che fosse difficile, per i possibili avventori, non venire attirati dalle sue vivaci decorazioni, pensate proprio per stimolare l’appetito. Ecco una coppia di oche germane, pronte per essere spennate e buttate in pentola, che affiancano un superbo gallo ancora da catturare. A far loro la guardia c’è un grosso cane dall’aria feroce, prudentemente tenuto al guinzaglio.   

Thermopolium: che cosa prevedeva il menu?

Inseriti nel bancone, dove ancora sono stati ritrovati, c’erano dei grandi dolium, giare di terracotta in cui si conservano i cibi pronti da servire. Appoggiati a terra, non mancavano poi i vasi con il vino. 
E di questo ritrovamento, proprio questo è stato il fatto più sorprendente: il profumo del vino, che emanava dal vaso appena aperto, ad accompagnare i resti di cibo nei dolium, ancora ben identificabili. Per confermarci, se ancora ce ne fosse bisogno, che tra noi e questi nostri lontani parenti non ci sono poi troppe differenze.

Thermopolium: una paella e un bicchier di vino…

Il menu del giorno prevedeva un piatto caldo: una sorta di paella di carne e pesce cotti insieme. Un’abitudine piuttosto comune nella cucina dell’età imperiale, come ci tramanda, nel suo ricettario, anche Apicio, il più celebre tra gli esperti gastronomi del mondo antico. La sua patina quotidiana, il piatto di casa per tutti i giorni, prevede infatti un pasticcio di pernici, pesci e lumache avvolto nella sfoglia. Ad accompagnare il piatto, ci vuole certo un bicchier di vino. Magari appena un po’ addomesticato, come aveva provveduto a fare l’oste pompeiano, che sul fondo del vaso del suo vino aveva messo alcune fave, giusto per correggerne il colore e il gusto. Perché,  voi ve ne sareste forse accorti?