La Tazza… errante

I prestigiosi luoghi che l’hanno ospitata raccontano la sua storia. La Tazza Cesi, detta anche Tazza Torlonia (fine II-inizi I secolo a.C.), prima di arrivare a Villa Albani era documentata sin dal Medioevo in una chiesa di Trastevere, grazie a disegni d’artista. Nel Cinquecento entrò nella collezione del cardinale Federico Cesi, allestita nel giardino come vasca da fontana con un Sileno che gettava acqua da un otre. Oggi questo splendido cratere è uno dei pezzi più significativi della grande mostra ‘I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori’ a Roma, riaperta al pubblico dopo la lunga chiusura forzata.

Un fregio di sensualità

La Tazza Torlonia campeggia al centro della sala 10. Le figure del fregio bacchico, poggiante su zampe leonine aggiunte nel ‘500, sono immerse in un’atmosfera carica di sensualità. L’orlo è impreziosito da racemi di vite ottocenteschi. La Tazza Torlonia in mostra a Roma fu concepita come un sontuoso arredo: “È un oggetto forse mai andato sotto terra, proveniente dagli Horti di Cesare. Fu disegnata da un’infinità di artisti dalla fine del ‘400 in poi: è un pezzo che ci racconta quattrocento anni di ammirazione dell’antico”, ha spiegato il curatore Carlo Gasparri. Nella stessa sala anche un Sileno tipo Cesi, ai piedi del quale digrigna l’immancabile pantera dionisiaca.

Il curatore Carlo Gasparri sulla Tazza Cesi, detta Tazza Torlonia.

Collezionare Capolavori

‘I Marmi Torlonia’ conduce in un viaggio nel tempo attraverso le vicende della più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo. In mostra 92 opere greco-romane del Museo Torlonia, fondato appunto dal Principe Alessandro Torlonia nel 1875. È l’occasione più unica che rara di posare lo sguardo su opere sottratte alla vista da oltre cento anni. Nelle sale di Villa Caffarelli pavimentazioni e plinti emergono a diverse altezze, composti in mattoni realizzati a mano da argilla grigio scuro, un riferimento alle antiche architetture romane in laterizio. Le sculture emergono su uno sfondo omogeneo scuro e sono esposte tra pareti di diversi colori. È l’allestimento pensato da David Chipperfield Architects Milano.

Narrazione, conoscenza, meraviglia

I Torlonia collezionavano meraviglie e perfino “false coppie”. Furono creati gruppi scultorei in origine (verosimilmente) non pertinenti, come il gruppo ellenistico noto con il nome di ‘Invito alla danza’: un Satiro rapito dalla musica fa cenni d’intesa ad una bella Ninfa che, seduta, slaccia con fare sensuale il sandalo sinistro. Oltre alla Tazza Torlonia in mostra a Roma ci sono altre opere afferenti alla sfera dionisiaca: il Bassorilievo con veduta del Portus Augusti interpretato come ex voto al dio del vino Liber (Bacco), il Sarcofago con trionfo indiano di Dioniso, il Busto di Satiro ebbro, il Satiro in riposo, la Statua di Ninfa o Menade detta Baccante Carpi. Tutti marmi straordinari, da togliere il fiato.

Collezione Torlonia, Invito alla danza
Collezione Torlonia, ‘Invito alla danza’, ©FondazioneTorlonia PH Lorenzo de Masi