Oltrepò Terra di Pinot Nero – Un territorio, un vitigno, due eccellenze
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Testo di Silvana Delfuoco
Se invece di puntare alla mitica Isola che non c’è, tanto fascinosa quanto difficilmente raggiungibile, ci affacciassimo nelle sale del nuovissimo, e assai concreto, Museo che non c’è? Cui si accede, naturalmente, dall’atrio, dopo una breve sosta in giardino, per uno sguardo anche alle opere che stanno all’esterno dell’edificio. E a tutto questo, virtuale magia, si arriva con un semplice click.
L’idea di progettare Il Museo che non c’è è nata, in tempi di ancora imprevedibile lockdown, alla Fondazione De Fornaris, presente nel mondo dell’arte dagli anni Ottanta del secolo scorso. Pur possedendo infatti migliaia di opere, tra dipinti, sculture, installazioni e raccolte varie, tutte di inestimabile valore, la Fondazione, per statuto, le custodisce presso la torinese GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, visto che un Museo tutto suo…non ce l’ha. O almeno, non l’aveva ancora.
Realizzato con l’utilizzo di tecnologie 3D di ultima generazione, Il Museo che non c’è ospita, per ora, 70 opere suddivise i 6 sale, presentate con criteri scientifici. Da Antonio Fontanesi a Francesco Hayez, da Felice Casorati ad Alberto Burri, da Balla e Boccioni ad Aldo Mondino: tutte visibili in alta definizione e, se sculture, a 360°. Per chi poi vuol vivere un’esperienza ancora più emozionante, c’è anche l’immersione in 3D, scaricando il visore per la realtà virtuale Oculus Rift.
Il Museo che non c’è della Fondazione De Fornaris è, al momento, uno dei pochissimi Musei al mondo non presenti nella realtà, ma progettato unicamente per essere visitato sul web. Con tutto ciò che questo, nel bene e nel male, porta con sé. Autentica rivoluzione per le inedite possibilità di fruizione dell’opera d’arte, o non piuttosto la perdita, definitiva e irrimediabile, della sacralità della sua imperdibile aura?
Apriamo pure il dibattito…
Il Museo che non c’è
on line
Dal: 02/12/2020
Al: 31/12/2021
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