La famiglia Sartori è impegnata nella viticoltura da quattro generazioni. Cosa significano più di 120 anni di tradizione quando produci vino per la gente di oggi?

Per me e la mia famiglia, oltre 120 anni di storia del vino sono una grande responsabilità. Questa responsabilità è combinare una tradizione così lunga con lo sviluppo del tempo e della modernità. Ciò presuppone che possiamo dimostrare di essere fedeli a una tradizione che allo stesso tempo tiene conto di vari fattori dei nostri giorni: dal gusto delle persone, alle esigenze generali dei mercati, alle questioni del clima e della sostenibilità. Il fatto che la nostra cantina Sartori di Verona esista da oltre 120 anni ci rende orgogliosi e dimostra che il tema della tradizione è tutt’altro che fuori moda.

“Di Verona” è veramente un programma per Sartori. I vini provengono da località note in tutto il Veneto. Quale responsabilita sente e quanto si sente attaccato alla sua terra del vino?

La nostra terra, da cui nasce il nostro vino, è ovviamente molto importante. Siamo molto orgogliosi della nostra origine veneta. Il nostro motto “di (da) Verona” deriva non solo dal fatto che siamo veronesi, ma anche dal nostro essere innamorati di questa incredibile città, alla quale dobbiamo molto. Per darle qualcosa in cambio, sosteniamo le istituzioni culturali come la stagione lirica dell’Arena e il teatro, così come le squadre sportive più importanti della città, più precisamente Hellas Verona e Scaligera Basket. Il nostro obiettivo è trasmettere, attraverso i nostri vini, la storia e l’eleganza culturale di Verona al mondo intero.

Tra i vitigni, data la straordinaria ricchezza delle uve autoctone, quali sono le star di Sartori?

Le nostre stelle tra i vitigni tipici della zona di Verona sono Corvina, Pinot Grigio e Garganega. Inoltre, e va precisato, questi vitigni sono tra i più importanti del Veneto.

In questa regione si trovano anche alcune specialità della produzione vinicola, come l’Amarone o il Ripasso che si caratterizzano per i loro metodi di produzione del tutto particolari. Cosa rende questi vini così unici?

La tecnica di essiccazione dell’uva, utilizzata per l’Amarone e per il Recioto, ha radici antichissime, tanto da trovare riferimenti al loro riguardo in testi scritti 2.000 anni fa. Nel IV secolo Cassiodoro, il pretorio prefetto di Teodorico il Grande, riferì di un vino prodotto con uve appassite, che proveniva dalla Valpolicella e si chiamava Acinatico. Non è solo questa tecnologia unica al mondo a essere degna di nota, ma anche tutta la lunga storia che ne conseguì e che nel tempo rese la Valpolicella una straordinaria regione vinicola. C’è inoltre il vitigno autoctono Corvina che, insieme alle altre uve appassite, si traduce in un vino unico e inimitabile.

Quale vino bianco e quale rosso di livello base consigliereste per introdurre gli amanti del vino nella molteplicità dell’offerta della regione?

Consiglio vivamente il Murari Rosso Verona, un vino rosso variegato e fruttato con un corpo medio che si abbina bene a molti piatti. Inoltre questo vino è ottimo anche come “vino da terrazza”, ovvero da degustarsi leggermente raffreddato in una calda giornata estiva. Come vino bianco, mi sentirei di consigliare il Pinot Grigio delle Venezie: fresco e delicato, oltre che connotato da una caratteristica nota piacevolmente fruttata, ben si adatta sia come aperitivo sia in abbinamento ad antipasti leggeri, così come a una vasta gamma di altri piatti.

Per gli amanti del vino, avete cucinato con lo chef stellato Tohru Nakamura. In questa occasione avete cercato il piatto perfetto per un Amarone della Valpolicella 2013. Com’è stato l’incontro con il cuoco e, soprattutto, vi ritenete soddisfatti del risultato?

È stato un piacere conoscere Tohru. È uno chef giovane ma estremamente talentuoso che ha inventato un’ottima ricetta con la sua creatività e ingredienti in parte fuori dal comune. È stato anche particolarmente divertente lavorare con lui e il suo stile di cucina europeo-giapponese. Infatti da sempre adoro questo mix di culture diverse anche per il fatto che nella vita viaggio molto. Il risultato finale è stata una perfetta combinazione culinaria con l’Amarone.

Un’altra domanda che potrebbe interessare molto ai nostri lettori: è possibile visitare la Casa Vinicola Sartori di Verona?

Certo! I nostri dipendenti parlano lingue diverse e sono pronti ad accogliere tutti gli ospiti a braccia aperte. In particolare l’offerta più gradita consiste in un tour della cantina con una successiva degustazione dei nostri vini.

Come “enologo del mese”, ovviamente hai l’ultima parola. Cos’altro vorresti dare agli amanti del vino in arrivo?

Quello che vorrei condividere con tutti gli amanti del vino è mostrare loro la nostra passione non solo per la coltivazione e la produzione ma in particolare anche per la degustazione dei nostri vini. Inoltre, vorrei far conoscere al mondo le diversità del Veneto e in particolare le bellezze della nostra grande città di Verona. Sono convinto che ogni appassionato del mondo del vino rimarrà stupito davanti alla vasta offerta della nostra città e alle varie sfaccettature della tradizione enogastronomica della nostra regione vinicola.


  • Sartori, Verona
  • Sartori, Verona
  • Amarone della Valpolicella Corte Brà, Sartori
 

Nomen est omen tradotto dal latino “il nome è un segno”. Secondo la teoria del determinismo nominativo il nome di una persona influenza il percorso professionale che questa sceglie. Così vale per Sartori di Verona; infatti proprio così come farebbe un sarto stilista che prende le misure, tratteggia il modello, sceglie le stoffe e infine confeziona l’abito, Sartori produce su misura vini con uno stile classico per incontrare tutti i gusti e adattarsi a tutti gli stili: da quello più tradizionale ai gusti contemporanei.

Prendiamo, ad esempio, il Valpolicella Classico Superiore Doc: oltre ai vitigni tradizionali Corvina, Corvinone e Rondinella, la decisone di Sartori è di aggiungere l’Oseleta. Per quanto questa rara varietà indigena a basso rendimento venga aggiunta per solo il 5 per cento, è sufficiente per impartire una complessità e una ricchezza atipiche a questa denominazione di vini generalmente meno corposi.

Al contrario, L’Amarone di Sartori con solo 15 per cento di alc / vol (alcol in volume) presenta uno stile più asciutto e lineare rispetto a molti popolari marchi con caratteristiche che richiamano maggiormente il Porto con un grado alcolico più significativo e intensi aromi che richiamano la marmellata. “I nostri vini sono fatti per essere abbinati al cibo”, afferma il proprietario della quarta generazione Andrea Sartori. “Il vino infatti dovrebbe integrare il cibo ed essere parte integrante del pasto, non una mera aggiunta a esso”.

Andrea porta avanti con rigore lo stile che aveva stabilito il fondatore, il suo bisnonno Pietro, il cui ristorante di successo lo aveva condotto al business del vino. “Alla fine del 1800, la trattoria di Pietro Sartori era decisamente un posto da non perdere per molti commercianti, piccoli industriali e uomini d’affari della zona”, racconta Andrea. “La mescita giornaliera al banco e la vendita diretta al pubblico in damigiane e in bottiglie rendevano urgente l’approvvigionamento costante e adeguato in quantità e qualità del miglior Rosso Veronese, come veniva chiamato un tempo”. Nel 1898, Pietro acquistò il suo primo vigneto, che ancora oggi rimane sotto la tutela della famiglia. Il figlio di Pietro, Regolo, è degno figlio di quel padre. Crede nell’azienda, ha grande passione per il vino e spende ogni energia per consolidare e rendere ancora più autorevole la presenza della Sartori sul mercato. Egli preparava personalmente i lotti per i suoi clienti, che apportavano le loro firme sulle botti in segno di approvazione.

Dopo che i due figli di Regolo ereditarono la cantina, a metà del secolo, l’azienda si espanse oltre i confini italiani. E quella crescita continua ancora oggi: Andrea, assieme a suo fratello Luca e a suo cugino Paolo, lavorano costantemente per adattare l’offerta di Sartori alle esigenze di ciascun mercato, dall’Asia alle Americhe, dall’Europa alla Russia. “Ogni cultura e ogni paese ha gusti leggermente diversi”, osserva Andrea, “ma noi abbiamo la capacità di personalizzare i nostri vini a ogni richiesta e di adattarli al nostro modo di essere, senza cedere alle mode effimere che ciclicamente investono, come violente perturbazioni atmosferiche, il cielo del panorama vitivinicolo. I nostri vini devono continuare a riflettere la natura di Verona e pertanto è importante che rappresentino appieno il senso e la tradizione di questo territorio”.