Probabilmente è nello stesso DNA della mixology rincorrere inconsueti accostamenti e farsi aiutare, in questa spasmodica ricerca, da incursioni etniche capaci di trasformarsi in stimoli di sempre nuova ispirazione. Questa costante tensione non sempre tuttavia dà i risultati sperati e, non di rado, l’assemblaggio di ingredienti eterogeni rischia di diventare avventato fino al limite dell’azzardo. Da questo rischio sembrano essere immuni – almeno questa è la nostra esperienza – i cocktail e i piatti di Affini, uno dei cocktail bar davvero protagonisti della rinascita torinese della mixology.

Le notevoli capacità di Michele Marzella e di Yari Sità, rispettivamente barman e chef di Affini, hanno saputo esprimersi ancora una volta al meglio nel corso della presentazione – proprio in quello che Davide Pinto sta trasformando anche in luogo di confronto gastro-culturale – del progetto Umami: un progetto di produzione di caffè honduregno di qualità pensato non soltanto in una prospettiva di eco-sostenibilità, ma anche nell’ottica di un coinvolgimento della comunità locale, divenuta il tessuto costitutivo di un’esperienza che vede 25 soci operare nella produzione del caffè e nella diffusione della sua cultura.

L’obiettivo della serata di Affini, brillantemente guidata dal coffee expert Andrej Godina e presenziata dal capataz della finca di Rio Colorado Francisco Villeda “Panchito”, era proprio quello di giocare con questo caffè dell’Honduras, trasformandolo in ingrediente caratterizzante di piatti e cocktail e mostrandone le potenzialità sul piano della mixology e della cucina. E l’esperimento è stato un successo, prima di tutto sul piano dell’invitante drink proposto per l’occasione: il Negroni Break, nel quale l’intenso profumo dei chicchi del caffè Umami ha saputo imprimere al gin e al vermouth al mallo di noce un’aromaticità inconfondibile.

Il caffè Umami ha però saputo stupire anche come ingrediente connotante dei piatti arrivati in tavola: una “carnivora” scottata di filetto in crosta di caffè con cavolfiore e tamarindo; una “vegetariana” tavolozza di broccoli e zucca con scapece di melanzana e sale di caffè; e infine un delizioso bunet, il cui riuscitissimo amalgama ha davvero saputo raccogliere il consenso entusiasta dei commensali della serata. Quanto basta per augurarsi che questo drink e questi piatti trovino posto nel ventaglio di proposte offerto da Affini ai suoi avventori.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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