Territori DOCG, un futuro da depositi di rifiuti radioattivi?
Il grave impatto ambientale che si profila sarebbe un cocktail micidiale di distruzione per i territori e di tutto il patrimonio ampelografico italiano.
Testo Erika Mantovan
Non tutte le zone vitivinicole del nostro Stivale viaggiano alla stessa velocità. Non tutte applicano le stesse regole di marketing territoriale, ammesso che ne esista una migliore di altre ed efficace per tutti gli areali produttivi. Appare infatti più ragionevole pensare che, in ogni territorio, ci siano tempi di sviluppo diversi, dati da differenti mentalità e da non identici tempi di reazione alla mutabilità dei trend e dei gusti di mercato. In ogni caso a diventare tuttavia decisivo, in un contesto divenuto via via più dinamico, sarà un cambio di atteggiamento capace di contrastare la flemma eccessiva tipica di un certo mondo fin troppo radicato nei ritmi contadini di un tempo.
Il giovane Consorzio Tutela Vini Colline Teramane, nato nel 2003 sull’onda dell’ottenimento della Docg per il vino Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, ha dalla sua proprio l’agilità. La sua scelta di inserirsi, oggi, nel palcoscenico delle Anteprime è così risultato funzionale alla presentazione sia delle ultime annate prodotte sia dell’introduzione, nel disciplinare di produzione, di una versione di Montepulciano vinificata in solo acciaio. Con questo vino snello e fresco, in uscita dopo un anno dalla raccolta delle uve, si è aperto per il Montepulciano d’Abruzzo un nuovo scenario, tratteggiato nella sua completezza – e non senza mostrarne la forza nelle declinazioni Superiore e Riserva – nel corso di un recente evento dedicato alla stampa.
Sarebbe tuttavia fuorviante pensare alle colline teramane come esclusivamente legate al Montepulciano d’Abruzzo. C’è anche una bacca bianca infatti – come ci spiega il presidente del Consorzio Enrico Cerulli, passeggiando per le suggestive vie di Teramo – che sta dando grandi soddisfazioni: il Pecorino. Ed è proprio questo vino che, in un interessante verticale, ha mostrato la sua eccezionale capacità camaleontica di rimanere fedele a sé stesso, anche nelle sue declinazioni più coraggiose ed eccentriche.
La sensazione surreale determinata da questo terroir, avvolto dalla forza del Gran Sasso e sfiorato da tenui brezze mediterranee, si amplifica nell’effervescenza dello Spumante Metodo Classico a base di uva Passerina prodotto dall’azienda Faraone. Frutto di una serie di prove di vinificazione iniziate nel 1983, questa bollicina è stata concepita nel 2014 e sboccata nell’autunno 2018, trasformandosi dopo 40 mesi sulle fecce in un’autentica droga per le papille.
Il grave impatto ambientale che si profila sarebbe un cocktail micidiale di distruzione per i territori e di tutto il patrimonio ampelografico italiano.
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È da ben due secoli che la Maison Delamain, guidata di generazione in generazione da una particolarissima filosofia di produzione, pensa e vive il Cognac.
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