Gli anni sono quelli a cavallo tra il Novecento e il terzo millennio. Fu in quell’epoca, e più precisamente intorno agli anni Novanta, che nel mondo FIAT venne prendendo forma un’idea tanto coraggiosa da rasentare la follia: creare una spider a partire dal telaio di quella che in seguito sarebbe diventata la Punto. E dunque di fatto – questa era la grande scommessa – trasformare un’utilitaria in un’auto sportiva a pieno titolo.

Che l’idea avesse qualcosa di folle, se all’inizio era intuibile, col passare del tempo divenne una certezza. «La fuma nen (Non la facciamo)» sembra essere stato il refrain scoraggiato che fece da sfondo alla progettazione e alla realizzazione dell’auto, per fortuna sabaudamente vanificato dalla tenacia dei “carrozzeri” («la fuma, la fuma (la facciamo, la facciamo)», coraggiosamente impegnati in un’operazione nella quale si sentivano profondamente coinvolte.

Fu così che la Fiat Barchetta, frutto di un duro lavoro di squadra nel quale si scontrarono e raccordarono rigorosi ingegneri e fantasiosi designer, nel 1994 uscì dalle carrozzerie Maggiora, svelandosi finalmente come un’auto dalle linee dinamiche, dai colori vivaci, dal motore rombante. Un mix di elementi capace non solo di trasformarla in breve tempo in una spider apprezzata e di successo, ma anche di proiettarla negli orizzonti senza tempo dei miti dell’auto sportiva.

Proprio questo mondo di fan della Fiat Barchetta, grazie al Gruppo Dirigenti Fiat, si è recentemente dato appuntamento a Torino, al prestigioso Museo dell’automobile, per dar vita a un convegno interamente dedicato a questa spider. Un evento a cui sono intervenuti numerosi protagonisti dell’operazione che, tra il 1994 e il 2005, ha portato alla progettazione e alla costruzione di un’auto ancora destinata a restare a lungo uno dei simboli della straordinaria creatività italiana.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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