Monte del Frà – Un Custoza premiato da Wine Spectator
Il Custoza più buono del mondo? Secondo Wine Spectator, nel 2020 è il Cà del Magro dell’azienda Monte del Frà.
Testo di Giovanna Moldenhauer
Cantina Lavis conta circa 800 soci che curano 750 ettari di vigna, all’interno di un territorio collinare particolarmente vocato alla vite. Gli impianti, coltivati per l’80% con uve a bacca bianca, danno uve Chardonnay, varietà portata da Giulio Ferrari nel lontano 1902, Müller Thurgau dalle alte espressioni soprattutto sui terrazzamenti in Val di Cembra, e Pinot Grigio. Tra le uve rosse troviamo invece Schiava, Pinot Nero, Merlot, Teroldego e Lagrein. L’area produttiva in Trentino comprende Lavis, Sorni, Meano, Cembra, sino a Isera in Vallagarina, oltre ad alcuni appezzamenti in territorio altoatesino.
Il progetto il vitigno giusto al posto giusto, risultato della zonazione avviata a metà degli anni ’80, ha reso possibile individuare quello più adatto per ogni terreno e varietà. L’adesione da parte dei soci fortemente motivati, ha dato vita nel tempo a vini di carattere, legati a un territorio impervio come in questa parte di Trentino. Un tassello importante è la carta dei suoli, dove è possibile visualizzare le caratteristiche pedologiche che contraddistinguono le zone. Inoltre consulenti agronomi, come Corrado Aldrighetti, affiancano ogni socio viticoltore aiutandolo nelle tecniche di viticoltura.
La filosofia che anima il lavoro dei viticoltori può essere riassunta nel rispetto della natura, dei suoi tempi, della materia prima per le caratteristiche che il territorio riesce a donarle. Ciò si traduce, in vigna e in cantina, in pratiche quotidiane che mirano a sottrarre piuttosto che ad aggiungere. Le uve allevate all’interno dei differenti areali sono raccolte a maturazione naturale, senza alcuna forzatura. Saper aspettare, conoscere e interpretare, sono valori che tutti i membri della cantina mettono in pratica ogni giorno, grazie all’aiuto degli agronomi e al continuo confronto in campo.
In cantina tutte le differenti fasi di vinificazione, sotto lo sguardo attento dell’enologo Ezio Dallagiacoma, mirano a conservare le peculiarità delle uve, mantenendo inalterate le caratteristiche delle singole annate. Niente è definito in partenza, tutto è analizzato, passo dopo passo, in funzione delle singole etichette e del loro valore ottenuto in 70 anni di ricerca dell’eccellenza, cercando di contenere il più possibile interventi che possono snaturare il risultato finale. Un esempio l’esaltazione dello Chardonnay in Diaol ottenuto da quattro zone di un singolo vigneto, da gustare al meglio dopo alcuni anni di bottiglia.
Il Custoza più buono del mondo? Secondo Wine Spectator, nel 2020 è il Cà del Magro dell’azienda Monte del Frà.
Ambasciatori del brindisi italiano non è una guida, né tanto meno un elenco rappresentativo di una certa tipologia di vini.
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