La scommessa di Roberto Bagnod

Cellagrande

Cellagrande è un’antichissima abbazia benedettina collocata sulla collina che fa da cornice al lago di Viverone. Ed è qui che Roberto Bagnod, dopo aver duramente lavorato per trent’anni nel settore dell’allevamento e aver creato in Valle d’Aosta un caseificio nel quale nascono formaggi dai sapori indimenticabili, ha deciso di scommettere sul vino. Rimettendosi in gioco e facendo tesoro di tutta la sua straordinaria esperienza precedente per creare vini capaci di emozionare e di parlare del territorio in cui nascono.

L’incontro con Donato Lanati

A Bagnod indubbiamente piace scommettere, ma anche vincere. Senza però prendere scorciatoie e perseguendo gli obiettivi che si pone con la tenacia tipica di chi abita le “terre alte”. Ed è questa tenacia ad averlo spinto a cercare Donato Lanati, chiedendogli di supportarlo come enologo in questa sua nuova avventura. E se i primi risultati, ancora provvisori ma già piuttosto convincenti, si erano potuti vedere – e soprattutto assaggiare – nel corso di una degustazione organizzata lo scorso anno a Cellagrande, la grande sorpresa è stata, quest’anno: poter assaggiare l’erbaluce affinato in anfora e cullato per ben 10 mesi dalle onde del lago di Viverone.

Cellagrande Roberto Bagnod
Roberto Bagnod

L’emozione delle anfore

Donato Lanati è un enologo con una grandissima esperienza, che ha avuto modo di studiare e sperimentare l’intero processo di produzione del vino in situazioni anche estremamente diverse tra loro. Eppure c’è voluto Bagnod per convincerlo a “giocare” con le anfore nel lago di Viverone. Ed era autentica, oltre che un po’ inconsueta, l’emozione che si leggeva negli occhi di Lanati mentre nel paesaggio magico del Lago di Viverone le due anfore coi vini di Cellagrande, collocate a dieci metri di profondità, riemergevano ricuperate dagli argani fissati alla piattaforma che ne ha sorvegliato il lungo dondolio.

Cellagrande - Anfora riemersa dal lago
Anfora riemersa dal lago

La sorpresa della diversità

Il vitigno era in entrambi i casi un erbaluce; il vino il San Martino; i mesi di affinamento in anfora nel lago gli stessi; medesima infine anche la profondità di affinamento. Eppure i due vini erano decisamente diversi: più strutturato e arricchito dai tannini il primo, più fresco e immediato il secondo. Da dove nasce, dunque, questa differenza? Dalla diversa parcella da cui le uve provenivano. Una riprova, forse proprio quella che Bagnod e Lanati cercavano, dell’importanza del “terroir”: quello su cui possono contare i vini di Cellagrande, complice anche un lago ammaliante.  ne.

Cellagrande Piattaforma dell'affinamento dell'erbaluce nel Lago di Viverone
Piattaforma dell’affinamento dell’erbaluce nel Lago di Viverone

www.cellagrande.it

Foto: ph@piergiuseppe.bernardi