Il mutamento sarà tanto inatteso che stenterete a credere persino ai vostri occhi. Vi sarete appena lasciati alle spalle una delle zone archeologiche più suggestive del mondo: quei fori imperiali che, ancora oggi, riescono a dare una pur pallida idea di quella che in passato dovette essere la grandezza e il fascino di una Roma capace di imporsi, in quel remoto contesto, come “caput mundi”. E, come d’incanto, vi troverete avvolti nelle luci soffuse di uno scenario dall’esotico sapore tropicale. Benvenuti – non senza però aver prenotato – a “The Sanctuary”.

Nel locale, inaugurato ad ottobre, forse continua a risuonare qualcosa del clima rilassato che nell’antichità si poteva respirare nel succedersi delle sale delle terme romane. L’articolarsi degli ampi spazi, per limitarsi solo a qualche esempio, vede alternarsi il Tropic-Asian Restaurant al Yoga Temple, l’area massaggi alla SPA, il Live Art and Performance alla Tea House. Uno spazio polifunzionale di cui tuttavia non abbiamo potuto approfittare, visto che non era quella la ragione che ci aveva indotti a passare una serata a “The Sanctuary”.

Dopo aver trovato a fatica un posto a sedere al bancone dell’ “Exotic Bar”, ci accingiamo a soddisfare la curiosità che ci ha spinto fin qui: assaggiare, nel magico contesto di “The Sanctuary”, qualcuno dei drink della cui qualità ormai in tutta la capitale si sente parlare. E a prepararceli sarà, con una meticolosa cura capace di tradursi poi in una scenicità creativa frutto di una ormai ben acquisita professionalità, Karim Monsurrò, giovane bartender certamente destinato ad un futuro di prestigio nel mondo della mixology.

Il filo conduttore dei drink che degusteremo a “The Sactuary”, in forme che lasceremo sia Karim a creare, sarà il rhum. Il suo sorriso, a fronte della nostra richiesta, ci fa capire che gioca in casa e che la sua passione per questo distillato finirà tutta, dritta dritta, nei nostri bicchieri. E i tre cocktail, che osserveremo prendere forma a partire da tre diversi rhum, sapranno davvero stupirci. E non solo per il perfetto risultato, ma anche per la sua capacità di declinare, in modo sempre diverso, i suadenti sapori della canna da zucchero.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

www.thesanctuaryroma.it