“Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
E che realtà quella di Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (1907-1954), “La pittrice messicana” e ribadisco “La” pittrice, perché Frida è stata tante cose, ha saputo essere mille volti e mille anime senza mai tradirsi. È stata artista, donna, moglie, amante, icona di stile, ma anche vita, dolore, morte, dissenzo, rivoluzione.
Dal 1 Febbraio al 3 Giugno saranno i saloni del Mudec, il Museo delle Culture di Milano, ad ospitare una inedita ed esclusiva retrospettiva su Frida Kahlo.
Un evento magico dove sarà possibile ammirare tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Citta’ del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e prestigiose collezioni al mondo di Frida.
Tutto sarà impreziosito dalla presenza di numerose fotografie, stampe, libri, vestiti, lettere, diari provenienti dall’archivio segreto di Casa Azul (dimora che l’ha vista nascere e vivere) scoperto solo nel 2007 e studiato accuratamente durante tutti questi anni anche da Diego Sileo, curatore della mostra.
Una retrospettiva dice Sileo che vuole essere di “rottura” rispetto a ciò che è sempre stato fatto, perché la vita “straordinaria” di Frida ha sempre avuto il sopravvento su tutti e sull’opera.
Una retrospettiva dunque, che vuole andare “oltre il mito” stesso di Frida, che pone al centro non solo la vita della grande artista e il suo travagliato e intenso amore per Diego Rivera (pittore e muralista messicano) ma anche e soprattutto la sua arte accompagnata dalla calda atmosfera della sua terra, difatti una volta entrati nei saloni del Mudec, sarete accolti da un vero e proprio festival messicano, dove usi, costumi, tradizioni e musiche vi avvolgeranno e scalderanno il cuore lungo tutto il percorso. Vi faranno entrare nella vita dell’artista.
Una vita, quella di Frida, che è stata ingiusta quando il 17 settembre del 1925, a soli 18 anni, la vede protagonista di un incidente tra l’autobus sul quale viaggiava e un tram.
Frida si frattura in tre punti la colonna vertebrale, saranno 32 le operazioni chirurgiche che dovrà subire e saranno tanti, troppi gli anni che dovrà passare a letto, immobile, rinchiusa in un corpo non più suo, fatto solo di gesso.
Ma è proprio da quel letto a baldacchino che Frida inizia a dipingere, guardando la sua immagine riflessa in uno specchio che i genitori le hanno appeso sul soffitto, ritraendosi così, in un infinita serie di autoritratti, perché l’unica cosa che conosceva davvero bene era proprio quel suo corpo martoriato.
“Spero che la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più “, queste le sue ultime parole.
Frida non potrà mai più tornare perché non è mai realmente andata via.
Frida è nelle ampie gonne dai colori accesi, nelle corone di fiori poste sui capelli, nelle sopracciglia scure e folte, in quegli amori folli che sanno di passione e profumano di malinconia, ma soprattutto Frida è negli occhi di chi lotta ogni giorno con coraggio.
Siamo tutti Frida, quando nonostante il dolore, troviamo un motivo per sorridere ancora.

Testo di Carmen Saglimbeni