Tutti i colori del presepe

Colorato, chiassoso, allegro, trasudante di odori, il mercato popolare è allegoria dei dodici mesi dell’anno, icona del presepe napoletano del ‘700, epoca in cui, superata l’iconoclastìa e, poi, la raffigurazione classica, grazie a S. Gaetano di Thiene, la scena sacra fu estesa anche a figure secondarie come venditori e osterie, simbologìa dei peccati umani redimibili con l’acqua della resurrezione, espressa da fontane, pozzi, barche e pescatori, tutti legati al fiume, fonte di vita, posti sempre accanto alla grotta.

Sacro e profano in un’immagine

Sacro e profano, bene e male, vita e morte, tutto l’impianto scenico del presepe sottende significati ben precisi ed una costruzione ordinata che richiama passi del Vangelo, ben oltre la mera raffigurazione della Natività. La leggenda vuole che tutto si origini dal sogno del pastorello Benino, dormiente in cima alla grotta, parafrasi d’indolente inerzia umana al messaggio divino. Ai margini, il “pastore delle meraviglie”, sdraiato con braccia e bocca aperte per lo stupore della sacra nascita. 

Il mistero dei Magi

Saggi, astrologi, Re, la figura dei Magi si ritrova già nel VI secolo a richiamare prima i tre continenti, Asia, Africa ed Europa, i tre figli di Noè, progenitori delle tre razze umane e, più tardi, le tre fasi del giorno, come quelle della vita. Rappresentati con vesti sontuose e grandi cortei di servitori e animali esotici, i Magi, attraverso l’antico rituale dei doni, sublimano la natura divina e terrena di Gesù, recando oro, da sempre sinonimo di regalità, incenso, essenza divinatoria di purificazione e mirra, legata al culto terreno dei morti.

Presepe napoletano - Natività all'epoca del Covid, azienda Marco Ferrigno
Natività all’epoca del Covid, azienda Marco Ferrigno

Se il presepe è fatto di pizza

Il presepe è prezioso testimone dei tempi che cambiano a partire dalla figura di Maria, prima raffigurata distesa nella naturale posa di partoriente e dal 1300, con San Francesco, inginocchiata accanto a Gesù. E se oggi troviamo anche Maria incinta in sella all’asinello tirato da San Giuseppe in fuga in Egitto, non manca la scena della Natività “al tempo del Covid”, in cui tutti i pastori indossano le mascherine protettive, mentre, a poca distanza, nel Monastero di Santa Chiara, “PrasepiUM” è il grande presepe di pizza dei maestri dell’Arte Presepiale e dell’Arte dei Pizzaiuoli, non solo per celebrare il terzo anniversario del riconoscimento Unesco, ma per evocàre, nel simbolismo di acqua e farina, la purificazione, speranza di risurrezione e di vita.

Presepe napoletano - presepe fatto con pasta di pizza e pastori dei pizzaioli
Presepe fatto con pasta di pizza e pastori dei pizzaioli