Certo il “padre” del Timorasso, la cui autorevolezza è unanimemente riconosciuta, è e resta Walter Massa. È grazie a lui, il cui sincopato sguardo visionario ha “creato” uno dei più esclusivi bianchi del Piemonte, che i colli tortonesi hanno riscoperto l’orgoglio di essere, nel pur affollato scenario dei grandi vini delle terre sabaude, un apprezzato territorio vitivinicolo. Costa del Vento e Sterpi, i due stupefacenti cru del più noto vignaiolo di Monleale non hanno però mancato di ispirare ulteriori declinazioni del Timorasso. Connotate, grazie alla loro forte personalità, da una solida identità.

Proprio questa solidità, ad un tempo affine e diversa, ci è sembrata affiorare in modo decisamente convincente in due versioni del Timorasso proposte da La Colombera: il Derthona Il Montino. Due vini che, prodotti a Vho da vigneti in questa stagione resi magici dall’autunno, lasciano trasparire dal loro colore giallo-dorato un’eleganza unica. Quella che si intravede nel sorriso entusiasta di Elisa Semino, che con il padre Piercarlo e il fratello Lorenzo, continua su queste colline prossime a Tortona l’attività vitivinicola avviata dal nonno nella prima metà del secolo scorso.

Il Dhertona, pensato da La Colombera come Timorasso base, si presenta come un’espressione decisamente “regular” di questo vitigno: la sua intensa limpidezza, sorretta da un’equilibrata struttura, lascia sul palato una piacevole patina di mineralità, destinata a consolidarsi senza perdere la sua morbidezza di fondo. Il Montino, dal canto suo, evidenzia invece una spiccata singolarità: la complessità dei suoi sentori, nei quali l’intenso minerale fa da nota di fondo a un fruttato tendente al miele, diviene al palato così esplosivo da rivelare appieno tutta la potenza intrinseca al Timorasso.

La sorpresa che il Derthona Il Montino de La Colombera sanno riservare è però legata soprattutto alla longevità. Una cifra che – condivisa con altri vini di questo spicchio del sud Piemonte – comincia finalmente ad essere esplorata. E, sui cui risultati, Elisa Semino sembra non avere dubbi: dimenticarsi in cantina qualche bottiglia non significherà affatto destinarla all’imbevibilità, ma darsi invece l’opportunità di scoprire quanto il Timorasso, prolungando la sua partita col tempo, acquisisca sentori e sapori davvero in grado di lasciare a bocca aperta.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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