Nel contesto di “ALMA Talks”, serie di appuntamenti nati nell’ambito della prestigiosa scuola di cucina di Colorno al fine di formare una generazione di cuochi sempre più consapevoli e preparati, è stata recentemente presentata una ricerca commissionata dalla stessa ALMA allo Studio Deloitte su “La ristorazione italiana nel mondo. Trend e impresa nel mercato internazionale”. E i risultati hanno mostrato come il food Made in Italy non solo goda di ottima salute, ma anche abbia tutte le carte in regola per dare grandi soddisfazioni anche in futuro.

Ad emergere dalla ricerca è innanzitutto il fatto che, nel quadro di un mercato della ristorazione mondiale attestatosi nel 2016 su un valore di 2.210 miliardi di Euro, relativamente alla quota di mercato la cucina italiana si colloca per fatturato ben al secondo posto (13%). A precederla è soltanto la cucina cinese (19%), mentre a seguirla a una certa distanza sono quella americana (10%), quella indiana e giapponese (entrambe al 9%) e infine, decisamente indietro nella classifica dello Studio Deloitte, quella francese (5%).

Anche considerando la capacità di penetrazione per tipo di cucina, la posizione del food italiano risulta di grande rilievo, presentando percentuali decisamente elevate negli Stati Uniti e nel Regno Unito (in entrambi al 15%), in Brasile e in India (in entrambi al 13%), non senza raggiungere significativi risultati persino in Francia (11%), seguita a ruota dalla Cina (10%). Le aree in cui il mercato della ristorazione italiana si è maggiormente sviluppato sono poi quella cinese (29%) e quella degli USA (27%), paesi nei quali la dimensione del fatturato supera di fatto quella del nostro mercato nazionale.

Una serie di dati, quelli messi a punto dalla ricerca dello Studio Deloitte, che fanno prevedere per il futuro della ristorazione italiana nel mondo un trend ulteriormente positivo, favorito anche dalla crescita, sia globale sia relativa al settore del food, pronosticata tanto per l’area degli USA quanto per quella dell’Europa. Sarà proprio questa crescita a fare da sfondo a una maggior richiesta a livello occupazionale, soprattutto nei paesi emergenti, di professionisti della cucina italiana capaci di promuovere anche all’estero i sapori del Made in Italy.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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