La svolta appare piuttosto netta, soprattutto se si pensa che il successo iniziale dell’Asti spumante, nella versione ideata nel 1865 da Carlo Gancia sulla falsariga dello Champagne, si affermò proprio per la sua capacità di abbinare a una bassa alcolicità una dolcezza in grado di sedurre i mercati dell’epoca. Il successo di questo prodotto, in grado di far registrare un trend crescente per oltre un secolo, ha tuttavia cominciato a incrinarsi negli ultimi decenni, fino a sfociare in una crisi che ha costretto il Consorzio per la tutela dell’Asti DOCG, negli anni passati, a mettere a punto nuove strategie.

Nella prospettiva di queste ultime, che sembrano ormai avere avviato in modo convincente l’uscita dalla recente impasse, il Consorzio ha lanciato in questi giorni, presentandolo alla stampa prima a Roma e poi a Milano, un nuovo prodotto: l’Asti secco DOCG, la cui attualmente ancora ridotta produzione pare tuttavia destinata a ampliarsi piuttosto velocemente. L’Asti secco, andando a aggiungersi all’Asti dolce e al Moscato d’Asti, consentirà al Consorzio di disporre di una gamma di vini capace di coprire il differenziarsi di gusti e esigenze dei mercati nazionali e internazionali.

La campagna promozionale che sosterrà l’uscita del nuovo prodotto, nella quale il Consorzio ha investito ben 1 milione e 300 mila Euro, appare mirata a ridare smalto all’intera produzione legata al Moscato bianco, utilizzando proprio l’Asti secco come novità capace di rivalorizzare i suoi fratelli storici. E il segmento di mercato nel quale si intende far breccia è quello del vino legato alla socializzazione, che di recente sta registrando un successo la cui intensa e costante crescita sta cominciando persino a preoccupare i nostri cugini d’Oltralpe.

L’obiettivo del Consorzio è quello di sfruttare il trend positivo dell’export delle bollicine italiane, il cui indice nel primo semestre di quest’ anno ha fatto segnare un 13%. Una crescita cui hanno contribuito anche le vendite dell’Asti, previste nel loro complesso intorno a 87 milioni di bottiglie, 3 milioni in più dell’anno precedente. E per dare ulteriore respiro al mondo dell’Asti si punterà, oltre che sul traino reso possibile dalla bellezza di un territorio recentemente proclamato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, soprattutto su un costante monitoraggio della qualità dell’intera produzione.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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