Tentare di scorgere le tracce che, nascoste nelle pieghe del presente, si trasformeranno nelle linee portanti della futura storia dell’arte è la scommessa su cui la nuova direttrice di Artissima, Ilaria Bonacossa, ha puntato tutto nell’edizione dell’evento che ha aperto i battenti a Torino nella giornata di giovedì 2 novembre. E se è impossibile fare previsioni in merito all’esito di questa scommessa, quel che però fin d’ora si può dire è che Artissima 2017, pur ponendosi in continuità con le edizioni precedenti, si segnala per la forte discontinuità che presenta rispetto ad esse. Per comprenderlo è sufficiente percorrere le diverse sezioni della mostra, osservando in modo non superficiale le opere presentate dalle diverse gallerie selezionate per la manifestazione. Non sarà difficile accorgersi che, rispetto alle passate edizioni, Artissima è cresciuta in “leggibilità”: la creatività che nei suoi spazi affiora dalla pittura, dal disegno, dalla scultura, dalla fotografia, oltre che dal loro progressivo e reciproco contaminarsi, appare decisamente meno ermetica e oscura che in passato. E tuttavia proprio questa “attualità” delle opere esposte all’Oval potrebbe rappresentare, per la scommessa della Bonacossa, un rischio non proprio irrilevante. Non di rado infatti – ed è proprio la storia dell’arte a insegnarcelo – l’aura seducente dell’opera d’arte si nasconde proprio nella sua “inattualità”.

Lungo il filo di questa pur affascinante “attualità” si muovono dunque le sette sezioni di Artissima, tre delle quali sono davvero da non perdere: innanzitutto Back to the Future, nella quale a giocare un ruolo chiave sono le opere di artisti degli anni Ottanta che, nel giro di pochi decenni, sono riusciti a imporsi come ineludibili protagonisti della creatività sviluppatasi nel contesto dell’arte contemporanea; ulteriomente Present Future, in cui a trovare posto sono invece i lavori di artisti emergenti, tra i quali potrebbero celarsi nomi destinati a breve a segnare gli esiti più innovativi del segmento di arte cui la manifestazione torinese è dedicata; e infine Disegni, sezione voluta con forza dalla Bonacossa per mettere in luce la valorizzazione, da parte dell’arte del nostro tempo, delle potenzialità di un mezzo espressivo troppo a lungo considerato come meramente funzionale a pittura e scultura.

Testo di Piergiuseppe Bernardi