Lui è Mirko Turconi, al termine della finale nazionale del Diageo Reserve World Class 2017 dichiarato miglior bar tender d’Italia. E in una serata d’autunno, nell’ambito della prima edizione torinese di Gourmet Food Festival, si è impegnato a giocare col Vermouth. In un’epoca di contaminazioni tuttavia ad essere scelto non è stato un Vermouth qualunque, ma un “Vermut” la cui affascinante storia ha finito col fargli assumere aromi e sentori orientali, legati all’India di fine Ottocento.

La storia di questo Vermouth è legata a Federico Peliti, la cui poliedrica creatività nella seconda metà dell’Ottocento trovò spazio in un settore piuttosto inconsueto: quello della decorazione dei dolci forniti da pasticceri e confettieri torinesi alla corte reale sabauda. E fu proprio in questa veste che Peliti, nel 1869, vinse un concorso indetto dal viceré delle Indie, alla ricerca di un pasticcere che lo seguisse a Calcutta e che si occupasse dei dolci destinati alla corte britannica dislocata in quell’area dell’Oriente.

Il nuovo ruolo, pur sottrattogli ben presto dalla sorte, consentì tuttavia a Peliti di cominciare a giocare col Vermouth. E la sua fu una vera passione, testimoniata dalle ben quaranta ricette di questo vino aromatizzato che egli mise a punto spaziando dinamicamente tra aromi e sentori familiari e inusuali. Così, se non mancano ricette tutte incentrate sul dosaggio accurato di erbe esclusivamente piemontesi, una di esse, realizzata per la casa reale inglese, si vede impressa dalle spezie indiane un tratto del tutto insolito e peculiare.

Proprio lasciandosi ispirare dalla suggestione delle spezie che danno vita a questo inconsueto Vermouth, solo di recente tornato in produzione, Mirko Turconi ha creato “Occidentali’s Karma”. E il risultato, che si potrà degustare a breve al lounge bar del Grattacielo torinese di Intesa san Paolo, è stato uno straordinario drink. Capace di lasciarci reimmergere per un attimo in quelle magiche atmosfere che, fin da piccoli, i racconti di Salgari ci hanno lasciato nella memoria.

Testo di Piergiuseppe Bernardi