Il mondo dell’informazione ci ha ormai abituato a studi e rapporti nei quali il confronto tra realtà, nazionali o meno, viene giocato tutto sui numeri. La pur interessante competizione che viene così sviluppandosi sul piano quantitativo rischia così di mettere in ombra quella qualità ormai destinata a diventare sempre più centrale. E la qualità delle ostriche di Goro – che abbiamo avuto modo di assaggiare di un evento organizzato a Modena sui vini di Francia – è indubitabile, anche e forse proprio se paragonata a quella delle mitiche huitre che hanno reso famose Bretagna e Normandia.

Le ostriche made in Goro, località del delta del Po nota per l’attività ittica che vi si è sviluppata, rappresentano un importante traguardo raggiunto dalla Cooperativa Sant’Antonio di Gorino. Quest’ultima, da tempo impegnata nell’allevamento di molluschi la cui lavorazione e commercializzazione è affidata a Finittica, sulla base dell’esperienza sviluppata nella produzione delle vongole veraci ha recentemente deciso di proporre in esclusiva al mercato un’ostrica tutta italiana: quella che è stata battezzata Golden Oyster.

Di quest’ostrica è inglese, per una scelta inevitabile imposta dalla necessità di favorirne un’eventuale diffusione futura sul mercato internazionale, soltanto il nome. Tutto il resto – come sottolineano non senza un comprensibile orgoglio i soci della Cooperativa Sant’Antonio – è rigorosamente italiano: dal seme della Golden Oyster, alle acque di Goro in cui essa viene fatta crescere, fino alla lavorazione e alla commercializzazione, tutto in questo prodotto intende essere espressione dell’alta qualità del made in Italy.

La qualità di quest’ostrica italiana, ne fa un prodotto di nicchia, che nulla ha a che vedere con le grandi produzioni intensive cui – come ormai è noto – questo mollusco viene sottoposto sulle coste oceaniche. Forse è questa la ragione per cui la Golden Oyster di Goro, presentata all’importante Salon de la Conchylicolture di Vannes, ha riscosso un apprezzamento tale da tradursi nell’utilizzo di questa eccellenza italiana addirittura da parte di alcuni ristoranti stellati di Francia. Un apprezzamento inatteso, forse destinato a rappresentare il primo passo della sfida internazionale che attende quest’ostrica italiana?

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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