Quando naso e bocca, bevendo un Nebbiolo, vi richiamano ossessivamente alla mente i tratti caratteristici di un buon Barolo, il dubbio di dover ritarare le vostre capacità olfattive e gustative non potrà che assalirvi. Sarà però rincuorante, come ci è capitato degustando il nebbiolo 2016 di Destefanis, scoprire che i vostri sensi non vi stavano affatto tradendo e che quello con cui avete a che fare altro non è che un “Barolo fuori zona”. Inclassificabile cioè come tale in quanto collocato ad appena un centinaio di metri da quel terroir di Serralunga nel quale il Barolo trova la sua forse più potente declinazione.

Ebbene sì! Non siete a Serralunga d’Alba, ma a Montelupo Albese. E tuttavia, sia che siate appassionati di vini sia che amiate la parte di Langa ancora divenuta preda del turismo di massa, siete nel posto giusto. Lasciate, se avrete modo come noi di trovare una giornata di primavera, che il vostro sguardo rimbalzi sulle vicine colline del Barolo per poi dissolversi all’orizzonte avvolgendo le forme del Monviso e del Monte Rosa. E poi, quando la bellezza dei panorami vi avrà sopraffatti, cercate una cantina o, se l’ora è quella giusta, lasciatevi sedurre dalla cucina dell’Hotel ristorante Ca del Lupo, senza ovviamente dimenticarvi dei vini.

Se i piatti di tradizione richiameranno davvero sapori antichi, a stupirvi saranno soprattutto i vini, fatti oggetto di un rilancio che ha per protagonisti alcuni vignaioli la cui schietta autenticità si rispecchia nei loro stessi vini: Teresio e Diego Brangero della Cantina Oriolo, Marco Destefanis, Claudio Giachino, Raffaella e Maurizio Marello, Giorgio Sobrero e, sebbene fuori zona con il suo ottimo Moscato, Matteo Soria. E a colpirci è stata la personalità tutta “individuale” dei vini di questi produttori, capaci di fare squadra senza che per questa ragione il carattere specifico dei loro vini vada smarrito.

Anzi, se mai come noi aveste la possibilità di assaggiare insieme i Dolcetti delle diverse aziende del territorio di Montelupo, a sorprendervi risulterà proprio la profonda differenza di tonalità che questa tipologia di vino, pur derivante da vitigni impiantati in un’area piuttosto limitata, riesce ad esprimere. E questo nonostante l’essenzialità della sua struttura, che tuttavia in questa “enclave” non solo sembra saper dare il meglio di sé, ma anche lascia ben sperare per i suoi sviluppi futuri.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

www.cantinaoriolo.it

www.marcodestefanis.it

www.giachinovini.it

www.aziendagricolamarello.wordpress.com

www.giorgiosobrero.it

www.matteosoria.it