Nella Torino del primo Novecento era la sala da ballo, rigorosamente sotterranea, del prestigioso Hotel Excelsior. Ora, già mentre scenderete gli scalini di questo spazio recentemente riportato a nuova vita, vi accorgerete delle sonorità inedite che invece adesso vi si respirano: quella del vino, innanzitutto, che riecheggia ormai perenne in queste sale a lungo adibite a deposito di botti e bottiglie; e quella della cucina, il cui risuonare è appena alle prime battute, ma già lascia presagire toni capaci di sedurre occhi e palato.

La “musica” legata all’Osteria Rabezzana non è certo una novità per la città della Mole, cui fa da colonna sonora da oltre un secolo. È nel 1911 infatti che Luigi Rabezzana, produttore di vino nell’Astigiano, decide di sbarcare a Torino, aprendo un emporio che si sarebbe ben presto trasformato, non senza cambiare ubicazione, prima in enoteca e poi in osteria. E mentre ormai da qualche anno un wine bare con questo nome è venuto affermandosi addirittura nella frenetica city di Londra, ora anche per la storica osteria torinese sembra venuto il momento del rilancio.

A dirigere l’orchestra chiamata a imprimere un’identità specifica alla cucina dell’Osteria Rabezzana è uno dei volti più noti della storia della cucina piemontese: Walter Eynard, chef che negli anni Ottanta seppe conquistarsi, nel mitico ristorante Flipot di Torre Pellice, ben due stelle Michelin. E che ora, con rinnovato entusiasmo, torna nuovamente in campo con un menù le cui diverse portate – due per tutti: tajarin ai fili di zucchine e quagliette e creme brulée alla vaniglia – ci sono parse decisamente promettenti.

Non saranno però soltanto i suoni della cucina di Eynard ad animare l’Osteria Rabezzana, ma anche – fuor di metafora – quelli della musica vera e propria. Una volta alla settimana infatti, nella serata del mercoledì, nell’antica sala da ballo torneranno ad essere protagonisti i contrappunti del jazz e le arie della lirica, i brani storici degli anni Settanta e gli “oscillamenti” dello swing, ovviamente senza precludersi incursioni nei più diversi generi musicali. Il tutto per ricreare, anche solo per qualche attimo, le atmosfere ormai perdute della Torino del secolo scorso.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

www.osteriarabezzana.it