Il primo viaggio in Italia di Picasso risale al 1917 e, per il pittore spagnolo, ha un preciso obiettivo: confrontarsi con le grandi esperienze figurative messe a punto, in questa terra, dal mondo classico e dal Rinascimento. L’Italia tuttavia, luogo della creatività per eccellenza, avrebbe riservato anche a un’artista del calibro di Picasso una sorpresa non da poco. Se infatti il genio del futuro pittore di Guernica, nel corso di questo viaggio, avrebbe raccolto per un verso una serie di stimoli destinati a divenire ben visibili nelle sue opere successive, per l’altro si sarebbe lasciat pervadere a fondo dalla tradizione e dal folkore italiano. La riprova è la rielaborazione, avvenuta proprio nel periodo successivo al suo soggiorno in Italia, di una figura destinata a giocare un ruolo chiave nell’immaginario figurativo di Picasso: quella della nota maschera bergamasca di Arlecchino, destinata ad accompagnare l’intera esperienza pittorica successiva del pittore spagnolo in forme nelle quali talora quest’ultimo sceglie addirittura di autorappresentarsi.

Non sarà strano, in questo senso, che la mostra dedicata dalle Scuderie del Quirinale a Picasso abbia come suo biglietto da visita, esposta nel vicino Palazzo Barberini, la gigantesca tela intitolata “Parade”: uno scenario a tempera su tela creato dal pittore spagnolo come sfondo teatrale per un balletto russo la cui prima andò in scena nel Teatre du Chatelet di Parigi.

Proprio questa tela, nella quale l’influsso italiano è ben visibile oltre che nella presenza di di Arlecchino e di Pulcinella anche nel profilo del Vesuvio e dei ruderi romani posti come sfondo al dipinto, può rappresentare un ottimo criterio di lettura della mostra: una raccolta temporanea di un centinaio di opere dalle quali, soprattutto attraverso la forma della maschera, emerge tutta la capacità di Picasso di far interagire in un modo sperimentalmente efficacissimo la modernità più estrema con la stessa tradizione figurativa e folkloristica italiana che così tanto l’aveva affascinato.