Savurè a Torino non è nuovo. La sua nascita risale al 2013 quando, ad opera di alcuni imprenditori del capoluogo subalpino, prese il via un nuovo concept gastonomico volto a tenere insieme l’antica tradizione italiana della pasta fatta in casa e il successo crescente dello street food. In concreto si trattava, e questo non è cambiato, di un pastificio la cui produzione fatta sul momento non si limitasse ad essere venduta, ma anche potesse essere consumata sul posto dopo essere stata opportunamente preparata in una cucina a vista.
Tenere insieme la tradizione della pasta casalinga italiana e le esigenze legate alla connotazione specifica del cibo di strada, specie all’inizio, non si rivelò però facile come chi aveva ideato Savurè avrebbe potuto credere. Nonostante la qualità delle materie prime e l’attenzione riservata alla selezione di farine, sul versante cucina si finì col registrare una certa difficoltà. L’impressione divenne così quella di trovarsi di fronte a una proposta gastronomica nella quale la dimensione commerciale finiva col penalizzare quel mirare all’eccellenza che era nei progetti originali del concept.
Il raddoppio di Savurè a Torino, inaugurato da pochi giorni, sembra però attestare un cambio di passo considerevole. Nel corso della presentazione alla stampa, alcuni dei piatti arrivati in tavola – uno per tutti i paccheri con crema di burrata pomodorini – ci hanno convinti di essere di fronte a una rinnovata attenzione per la qualità, pur coniugata in quell’ottica di street food che ha connotato fin dagli inizi questa avventura e che è venuta consolidandosi ulteriormente con l’apertura di un pastificio Savurè nel cuore stesso di Londra.
Il nuovo corso torinese di Savurè si connota però, oltre che per l’accresciuta qualità, anche per una strategia #nospreco mirata coniugare l’interesse commerciale con il diffondersi di una nuova sensibilità sociale. Il pastificio infatti, con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, a partire da un’ora prima della chiusura venderà la pasta fresca e i condimenti al 50% del suo costo ordinario. Un’ottima occasione per prepararsi a casa propria, a costi assolutamente contenuti, una pasta come si deve. Capace cioè di esprimere quella tradizione italiana che Savurèha cominciato ormai a esportare anche all’estero.
Testo di Piergiuseppe Bernardi