Nonostante il recente sorpasso francese nelle esportazioni del vino pregiato italiano negli USA, l’immagine di questo prodotto italiano nel decisivo mercato degli States non sembra essersi appannata. Al contrario – sulla base di una ricerca realizzata da Nomisma per conto dell’Istituto Grandi Marchi – le etichette di prestigio di provenienza italiana hanno dimostrato di sapersi gradualmente imporre come sinonimo di vino di qualità. Questa immagine positiva, indubbiamente legata al fascino che il Made in Italy nel suo complesso sembra continuare a esercitare, finisce col coinvolgere anche l’intera produzione vitivinicola italiana.

L’indagine di Nomisma, che ha interessato 2.400 consumatori degli Stati federali nei quali è più elevata l’importazione di questo prodotto italiano (New York, Florida, New Jersey e California), ha potuto rilevare come questo rafforzamento dell’immagine del vino pregiato del nostro Paese sia primariamente legato alle etichette di punta. Queste ultime vengono scelte soprattutto dai consumatori abituali, che considerano questi brand non solo maggiormente rappresentativi del sempre apprezzato Italian Style, ma anche più affidabili sul piano della qualità. È quest’ultima infatti a profilarsi come criterio che muove in ultimo l’individuazione da parte dei consumatori di una specifica etichetta.

Il ruolo decisivo giocato dai grandi brand sembra così essere il motivo che sta alla base di un’identificazione del vino italiano con alcune specifiche regioni di questo Paese. Toscana e Piemonte, seguite da Veneto e Sicilia, rappresentano di fatto i punti di riferimento geografici spontaneamente citati dagli intervistati nel parlare del mondo vitivinicolo nostrano. Così come Barolo, Amarone e Brunello di Montalcino sono i nomi dei vini che paiono essersi impressi in modo indelebile nell’immaginario di questi consumatori americani, che guardano ad essi come a emblemi di qualità assoluta.

Infine, pur in un quadro che vede la qualità del vino identificata maggiormente dai consumatori definiti “assidui” più con la produzione francese (35%) che con quella italiana (28%), va segnalato come, laddove ad essere considerato è il numero complessivo dei consumatori intervistato nel corso della ricerca, a prevalere è invece l’Italia (34%), mentre la Francia vede la propria posizione arretrare (31%). E questa è la riprova che il recente sorpasso da parte della Francia sull’Italia nell’esportazione di vino in Usa, se le aziende del settore sapranno mettere a punto una comune strategia organica, potrebbe essere a breve ricuperato.

Testo di Piergiuseppe Bernardi

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