La cantina Xeravuli, con un solo ettaro di vigneto, è la più piccola realtà vitivinicola d’Italia e nasce nel 1988, dalla volontà della famiglia Bennici di vinificare le uve di un terreno nell’area di Piana degli Albanesi (Pa), a 750 metri di quota. Una sfida più che un’attività imprenditoriale vera e propria, mirata a valorizzare la montagna siciliana e le sue produzioni eno-gastronomiche, figlie di antichi metodi produttivi capaci di conferire loro un’identità territoriale difficilmente replicabile. 

Per Xeravuli dobbiamo parlare a pieno titolo di agricoltura eroica, soprattutto a causa delle escursioni termiche tra il giorno e la notte, del clima invernale decisamente rigido – sebbene ci troviamo in Sicilia – e della struttura dei terreni che rende tutt’altro che facili le coltivazioni e gli interventi in vigna. Nonostante la poca estensione dei terreni, le varietà coltivate sono diverse: dal Nero d’Avola al Cabernet-Sauvignon, dallo Chardonnay al Catarratto. E a prendere forza tra questi filari sono vini decisi, sapidi e di grande impatto al naso e al palato.

Coltivare uve in questo contesto, segnato da condizioni pedoclimatiche non di rado sfavorevoli, è più un fattore di passione che di reddito. Le bottiglie che qui si producono, del tutto estranee ai grandi numeri, sono inevitabilmente destinate a connotarsi per l’artigianalità, che riesce a renderle un prodotto di stretta cerchia, espressione davvero unica del particolarissimo territorio di Piana degli Albanesi, il più importante degli otto comuni Arbëreshë di Sicilia.

Situata su un altopiano montuoso e sul versante orientale dell’imponente monte Pizzuta, Piana degli Albanesi e i suoi vigneti, si specchiano nell’ampio e omonimo lago. Non è semplice trovare la cantina Xeravuli, nascosta tra le viuzze della cittadina. Amici, visitatori e semplici curiosi potranno essere accolti in un contesto squisitamente familiare. Ed assaggiare tra una serie di etichette uniche, molte delle quali premiate di annata in annata, un blend di merlot e cabernet sauvignon destinato a farsi ricordare: il Morea.

Testo di Cinzia Taibbi

www.xeravuli.it