Tante e belle modifiche nel disciplinare per il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese – idee e visioni nuove di un sistema consortile che necessitava di una rivisitazione
di Giovanna Moldenhauer
Dopo qualche mese dal suo insediamento il management del Consorzio ha proposto un nuovo statuto all’Assemblea dei Soci che ha comportato cambiamenti radicali e quanto mai innovativi sia nella struttura interna associativa sia nella visione strategica evolutiva della Denominazione.
Un salto di paradigma quanto mai epocale a livello nazionale che, per adesso, ha condotto l’Assemblea dei Soci, riunitasi in convocazione ordinaria e straordinaria, a stabilire che ogni singolo socio ha un peso deliberatorio uguale a prescindere dal numero delle bottiglie commercializzate; un fattore che ha sempre indotto la totalità dei consorzi italiani ad avere consigli di amministrazione alla cui guida ci sono cooperative e imbottigliatori che hanno opinioni e visioni diametralmente diverse, del sistema vino, dalle piccoli aziende.
Uno statuto che, all’apparenza, è improntato prima di tutto all’equilibrio, alla trasparenza e alla valorizzazione di tutta la filiera, aprendo una proficua discussione anche nel rimodellare il disciplinare per la DOCG cercando di fare chiarezza nelle varie denominazioni che all’interno dello stesso identificano con lo stesso nome di “Oltrepo’ Pavese” ben cinque Denominazioni.
Lo scenario che si palesa apre le porte a una nova visione dei rapporti interni al sistema consortile in ambito di prospettive strategiche in ambito di tutela e promozionali. Come tutte le novità anche questa suscita non solo contrasti, ma anche una riflessione e già questo stimola interesse e ottimismo come testimonia il commento del Presidente, Francesca Seralvo, e dei due vicepresidenti e del CEO di Terre d’Oltrepò
«Si tratta di modifiche rivoluzionarie per l’Oltrepò del vino» ha dichiarato il Presidente «Siamo fieri di aver portato a termine, a un solo anno dall’insediamento del nuovo CdA, le due più importanti riforme che gettano le basi per un autentico rilancio del nostro territorio. Con lo Statuto — votato da oltre il 98% dei presenti—, siamo intervenuti in particolare sul sistema di voto, la rappresentanza per i produttori più piccoli e la valorizzazione della filiera. Con il nuovo Disciplinare della DOCG — votato da oltre il 93% dei presenti —, abbiamo identificato univocamente il nostro Metodo Classico con un nome storico e riconoscibile —Classese — per raccontare una qualità unica, garantita da regole sempre più restrittive. In entrambi i casi si tratta di strumenti essenziali per valorizzare l’Oltrepò Pavese. Il nuovo statuto configura una soluzione assolutamente innovativa in Italia per risolvere in larga parte una criticità del sistema di rappresentatività nei Consorzi di Tutela, ovvero la discrepanza tra le aziende piccole, che in termini numerici rappresentano sempre la maggioranza, e quelle più grandi, che pur se numericamente inferiori pesano molto di più producendo più prodotto. Si è scelto di attribuire un numero di voti minimo (10) per ciascun socio, indipendentemente dalla capacità produttiva. In concreto significa decuplicare il peso dei piccoli produttori e renderli più indipendenti e maggiormente protagonisti delle scelte e della vita del Consorzio, senza comunque intaccare l’equilibrio generato dal criterio di proporzionalità. La centralità della filiera, che è diventata parola chiave del nuovo corso del Consorzio, si traduce invece in una premialità che, applicando un moltiplicatore pari al 25%, riconosce il valore intrinseco e di immagine alle imprese che svolgono tutte le fasi della produzione, che avranno così un maggior peso.
Per la prima volta — in Oltrepò Pavese — si adotta inoltre un criterio di proporzionalità perfetta tra denunciato (uve, ettolitri di vino prodotto, ettolitri di vino imbottigliato), quota pagata al Consorzio e numero di voti disponibili in Assemblea. Tale criterio riporta tutti i soci sullo stesso piano e consente maggiore trasparenza ed equilibrio, superando alcuni significativi squilibri tra le fasi produttive e accogliendo con maggiore efficacia le disposizioni di legge che promuovono la democraticità in ambito consortile.
A tale proposito, Cristian Calatroni, Vicepresidente del Consorzio, ha fortificato il concetto:
«La modifica dello statuto ha la funzione di riequilibrare la forte disparità che da sempre caratterizza il nostro territorio e che è una delle cause della grande difficoltà che la viticoltura oltre padana sta vivendo ora. Questa nuova modulazione del sistema di voto servirà a dare più voce a chi garantisce la filiera, differentemente dal passato, portando istanze importanti sul tavolo, grazie soprattutto al grande sforzo da parte delle cooperative».
La seconda importante novità è quella che riguarda il Metodo Classico Oltrepo’ Pavese DOCG legandolo a nuovi e significativi parametri qualitativi introducendo alcune regole più restrittive importanti a partire dalla raccolta a mano in cassetta fino allo stringimento dei parametri qualitativi principali, come l’acidità e l’affinamento minimo, con l’obiettivo di fornire una garanzia assoluta per assicurare un livello di eccellenza assoluto ai consumatori.
L’Assemblea ha inoltre integrato le modifiche già approvate dal consiglio dando un nuovo nome al Metodo Classico, per fornire allo stesso una identità al fine di avviare politiche di promozione e posizionamento maggiormente efficaci sui mercati. La scelta, ricaduta sul “Classese”, sembra più che buona, anche se sarà poi il mercato a stabilirne il successo, ma già il fatto che ci sia stata unità nella scelta di un marchio con quasi mezzo secolo di vita che era ormai caduto nell’anonimato, aggiunge ancora più valore alla condivisione generale che ha portato a questo risultato, portando il Pinot nero di qualità dell’Oltrepo’ padano a diventare una denominazione vera e propria, che potrebbe guidare la rinascita della vitivinicoltura sul territorio.
Un percorso complesso, figlio di scelte coraggiose, di coesione e unità. Forse è proprio questa la vera sfida del Consorzio nel prossimo futuro, ma è anche l’unica strada che può percorrere per creare un futuro sostenibile al territorio. I cambiamenti portano sempre a una evoluzione culturale ed è quella che deve innescarsi a prescindere dai nomi e dalle regole; solo così il cambiamento diventa rinnovamento della tradizione, che ancora una volta dimostra come la stessa non sia mai statica.
- Assemblea Soci Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
- Francesca Seralvo Presidente Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
- Vigneti Torrevilla
- Vigneti Torricella Verzate
- Francesca Seralvo Presidente Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese