Serafica, dall’Etna una bella storia di famiglia

Vino, olio e Segale Irmana: sul versante sud del vulcano attivo piu’ alto d’Europa Maria Ausilia, Nino e Giuseppe raccontano la loro Etna a metà strada tra il mare e la montagna

Tre cugini, quattro generazioni e lo zio Andrea a fare da anello di congiunzione del nuovo corso aziendale: siamo a Nicolosi, nel cuore dell’Etna turistica che ha trasformato un territorio e che la famiglia Serafica vive e coltiva dagli anni ’50 del secolo scorso. Una storia di emigrazione al contrario quella della famiglia Serafica che inizia nel mondo del vino quando Andrea Serafica rientra dall’America e si dedica alla coltivazione dei vigneti: passano pochi anni prima di fondare la sezione di Nicolosi dei “Coltivatori diretti” e, successivamente, grazie all’impegno del figlio Nino e della moglie Rita l’azienda di famiglia cresce acquistando anche il primo palmento meccanizzato, premessa fondamentale per lo sviluppo del commercio del vino sfuso all’ingrosso.

Nel 1976 Nino Serafica realizza il frantoio oleario che inizialmente operava molendo le olive in conto terzi ma negli anni successivi iniziò ad occuparsi direttamente della coltivazione e produzione di olive siciliane con un focus dedicato al territorio. Dal 2000 Andrea Serafica (il nipote del fondatore dell’azienda agricola) re-impianta nuovi vigneti e uliveti e nel 2018 la nuova generazione Giuseppe Borzì e Nino Serafica realizzano il brand per la commercializzazione dei prodotti aziendali, Maria Ausilia Borzì introduce la didattica in azienda e viene acquistato il nuovo frantoio con estrazione a freddo.

A Sud, dove si trova l’azienda etnea, i suoli sono neri oltre che sabbiosi e godono di straordinari punti di forza agronomico – territoriali come le forti escursioni termiche tra giorno e notte: “coltiviamo le nostre terre in un terroir straordinario, il mare visto da qui è davvero vicinissimo e la brezza marina influenza la sua azione sulle nostre vigne – racconta Giuseppe Borzì che in azienda si occupa della direzione commerciale – da qualche anno, grazie alla collaborazione con l’Università di Catania siamo anche custodi della Segale Irmana, gioiello alimentare della tradizione etnea”. Un’azienda dalle tante sfaccettature che si sta guadagnando il suo spazio tra le eccellenze del vulcano,  chiudono la filiera del vino e dell’olio e custodiscono un territorio che negli anni ’80 ha ceduto il passo al turismo con B&B e ristoranti diventando la prima porta di accesso al vulcano attivo più alto d’Europa.

Oggi sono nove le etichette prodotte (anche due spumanti metodo charmat lungo rispettivamente di Catarratto e Nerello Cappuccio in versione rosé), quattro gli oli tutti a base di Nocellara Etnea (da uliveti che arrivano fino a 1.000 metri sul livello del mare) che costituiscono il biglietto da visita aziendale e che vengono fatti conoscere durante le attività di accoglienza e di didattica. Interessante il lavoro che la famiglia Serafica sta facendo sul Nerello Cappuccio, coltivato insieme agli altri autoctoni Nerello Mascalese, Carricante e Catarratto, e che, grazie all’esposizione a sud e al terroir, gode di particolare piacevolezza senza perdere il tratto distintivo dei vini dell’Etna.

Territorio, gusto ed eleganza è tutto quello che questi vogliono comunicare e vista la rapida crescita che stanno avendo i vini del vulcano siciliano sembra proprio che ci stiano riuscendo.