Editoriale

Siamo alla terza uscita di questo libro-magazine molto particolare, sempre più ricco. Una scommessa intrigante che continua e punta alla bellezza e al buongusto, a personaggi noti che fanno discutere e a luoghi da favola. Il consenso stimola, ci sprona a fare sempre meglio e di più.

Già i titoli sono passati da 25 a circa 40, testi snelli ma curiosi, più inviati specializzati fuori dal contesto “bollicine e gastronomia”. Nuove le rubriche di economia e i binomi classici ristorante-cuoco, guardiamo alle case di vino che sanno coniugare l’estero senza dimenticare la valorizzazione del vino-territorio e il consumatore nazionale, sia domestico che fuori casa. Mai domi, sempre alla ricerca di novità, eccellenze ed esclusività, soprattutto fuori tema, anche un po’ “a sproposito”, come dire “Vediamoci in TV una gara spumeggiante”, oppure “È un Calcio Spumante…” per descrivere il contrario di quello che è oggi la nazionale italiana verso il mondiale.

A parte le battute, questo numero di fine anno, ideale da consultare per qualche acquisto in prossimità dei doni del SS. Natale e della Befana, elenca le migliori 60 etichette di vini con bollicine ottenute con Metodo Tradizionale su oltre 900 assaggi e pubblica la terza puntata della storia delle bollicine (da conservare). Forse, visto l’interesse, andrà in stampa un ebook che raccoglie la storia vera delle bollicine, non solo italiane. Un n. TRE che vede tanti protagonisti dello stile di vita italiana oggi, ma anche cultori della vita, scopritori di immagini, di prodotti, tanti gioielli, passioni di uomini e donne. Dalla tavola al calice, dalla cambusa alla taberna, dalla macchina fotografica al telaio della seta, dal cioccolato alla stilista della moda dei millennials.

I vini, certo, le bollicine: dalla Sicilia al Prosecco, dal Franciacorta al Lambrusco, passando per il Piemonte, nella cantina di un grande amico cuoco (no Chef) degli anni ’60-’80, in quel di Caorso. C’era un quadrilatero famoso, a cavallo del fiume Po lombardo-emiliano, con la testa in cucina e non fra le stelle e in televisione, alimentato da buongusto, sacrifici, piatti raffinati, rispetto delle ricette, sostenibilità e biodiversità senza grancassa, dal cuore “superstellato”. Io ho vissuto in quel quadrilatero, ho goduto di cotanta “maestria” proprio da Valentino a Marchesi, da Cantarelli a Colombo, da Colombani a Cogny, da Samboseto a Timocenko. Per questo nasce una rubrica delle nobili cucine d’osteria, mai dimenticate, con direttori d’orchestra che sono cuochi espressione della cucina italiana, in Italia e nel mondo. Prende avvio anche uno spazio dedicato agli economisti, sicuramente scomodi, ma sinceri, crudi e diretti che parlano chiaro, senza fronzoli che hanno anticipato nuovi sistemi.

L’incontro più difficile del n. TRE? Far raccontare come è nata la grande Commedia dell’Arte, nell’anno domini 1545!

Giampietro Comolli
direttore Bubble’s Italia